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Sport e benessere in città, le soluzioni di Rieti e del network Vital Cities

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13 July 2017
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Un viaggio in uno dei progetti Urbact che tocca con originalità i temi dell’attività sportiva e della promozione di stili di vita sostenibili nei contesti urbani: costruire città migliori a partire dall’attivismo dei suoi cittadini diventa a Rieti e Vital Cities una priorità condivisa con attori inconsueti del territorio.

Alle tre di pomeriggio lo stadio di atletica, nato negli anni Sessanta con le Olimpiadi di Roma, è pieno di ragazzi accorsi da tutta la regione per i Campionati studenteschi, a cui si uniscono i ragazzi delle tante scuole del territorio che ogni pomeriggio utilizzano questa struttura famosa in tutta Italia per allenarsi. Non è così comune per un centro di poco più di 45mila abitanti ritrovarsi a pochi passi dal centro una vera e propria eccellenza dell’intero mondo sportivo italiano, ovvero quella che è la pista di allenamento per molti degli atleti italiani impegnati ai Giochi Olimpici e teatro di alcuni fra i più importanti appuntamenti dell’atletica italiana. A colpire non è solo la qualità delle strutture ma anche il fatto che venga regolarmente utilizzata dai ragazzi del territorio, a pochi passi dal fiume Velino che rappresenta anch’esso un percorso di allenamento tra la natura.
Alla luce di tutto questo non è un caso che Rieti sia l’unica città italiana impegnata con Urbact sui temi dell’attività sportiva e della promozione della qualità della vita urbana all’interno del network Vital Cities, che mette assieme un gruppo di città medie europee che stanno lavorando sulla rigenerazione degli spazi pubblici e sulla definizione collaborativa di politiche pubbliche che contrastino la sedentarietà degli abitanti e ne promuovano l’attività fisica e una riappropriazione dell’intero contesto urbano.

 

Gli effetti negativi dell’inattività fisica sulla salute delle persone e per i costi che comporta all’intero sistema sanitario (http://www.lescienze.it/news/2016/08/01/news/miliardi_dollari_costi_inattivita_fisica-3182866/ ) sono da tempo noti ma l’impatto sulle città, in particolare sugli spazi pubblici e sui luoghi di vita e di transito quotidiano delle persone, sono ancora al centro di strategie piuttosto varie da parte di centri di diversi dimensioni. Un tema che si confronta con fenomeni quali lo sprawl urbano, la mobilità sostenibile e la rigenerazione degli spazi pubblici, la promozione turistica ma anche problemi più stringenti come la manutenzione delle strutture sportive e la riduzione del consumo di suolo.
Lo sport diventa così uno strumento per affrontare una serie di tematiche decisive per lo sviluppo dei contesti urbani, come anche per favorire la coesione tra diverse parti della comunità locale, come ben visibile nell’esperienza di Rieti. Il sindaco Simone Petrangeli  ci racconta l’impegno della città e dell’amministrazione locale sul tema

Perché Rieti ha scelto di impegnarsi con Urbact sul tema dello sport e della qualità della vita?
Lo sport è connaturato all’identità della città e del territorio, legandosi molto alle qualità ambientali e naturali della città. C’è una diffusa impiantistica sportiva e un numero molto elevato di associazioni sportive dilettantistiche, come testimoniato anche dalla classifica annuale del Sole 24 Ore sulla sportività che ci vede sempre tra le province leader in Italia. Lo sport è parte importante della vita della comunità e, al di là dei benefici sul piano psico-fisico, contribuisce senza dubbio a tenerla più unita e coesa soprattutto in un momento in cui si rischia una forte disgregazione sociale. Così invece cerchiamo di tenere unite le persone e riusciamo anche a parlare ai più giovani e questo per noi è un elemento assolutamente strategico.
Che tipo di supporto serve a un comune per mettere i cittadini nelle condizioni migliori per esercitare attività sportive e rendere lo sport un elemento centrale per la qualità della vita urbana?
Un comune ha bisogno di risorse per poter fare investimenti sugli impianti ma anche per realizzarne una gestione efficace. A Rieti li abbiamo dati in gestione a una serie di società sportive e ciò rende sostenibile il sistema ma ci sono comuni che sono in difficoltà finanziarie e rischiano di non riuscire a gestire adeguatamente le strutture sul territorio. Quello che serve è una maggiore diffusione sul territorio di maggiori strumenti per fare sport, gli impianti sono fondamentali ma anche i parchi pubblici possono diventare strutture all’aperto ma vanno attrezzate per rendere possibile tutto questo
In termini di risorse, Rieti è riuscita a legare la realizzazione di Vital Cities a un progetto di più lungo respiro, Rieti 2020, che grazie ai fondi del Piano Periferie del Governo favorirà la rigenerazione urbana nei prossimi anni: quali sono i principali interventi in programma e come si legano al tema dello sport?
Rieti 2020 si inserisce nel percorso tracciato da Vital Cities e si lega alla realizzazione del Campionato Allievi di Atletica Leggera, che ospiteremo nel 2020 e porterà un gran numero di persone in città. Lo sport è un punto di forza di questo piano che finanzia con 20 milioni di euro dodici grandi interventi che vanno dalla trasformazione dell’ex Mattatoio in Casa delle Culture alla realizzazione del Parco sportivo sulle rive del fiume, fino all’adeguamento sismico degli edifici privati e all’abbassamento del rischio idrogeologico nelle zone a rischio più elevato nel contesto urbano. La cosa importante è che non faremo nuove edificazioni ma favoriremo la rigenerazione del patrimonio esistente, senza nuovo consumo di suolo”.

 

Abbinare a ogni meeting europeo tra i partner una serie di attività sportive che testimonino nel concreto l’impegno delle varie città rappresenta una chiave di lettura originale proposta da Vital Cities, che nel corso del progetto ha proposto una serie di riflessioni e deep dive su pratiche e esperienze realizzate dalle città del progetto. Ma cosa rende davvero una città vitale? “Bisogna guarda a elementi di base come la densità urbana e le strategie contro lo sprawl, come si affronta il tema dei trasporti, come ci si confronta con i giovani, come si innovano i servizi e li si portano, ad esempio, negli spazi verdi, e non solo come si creano nuove infrastrutture” spiega il lead expert del progetto Twan De Brujin.

 

Da dove deve partire un comune per ridisegnare i propri spazi per favorire l’attività fisica tra i suoi cittadini in maniera sostenibile sia sul piano ambientale che economico e sociale?
“Il redesign delle città deve incontrare alcune caratteristiche,. Creare spazi pubblici puliti e sicuri ma che sappiano anche incontrare le caratteristiche richieste dalle persone e al contempo consentano di agire sulle infrastrutture già presenti, agendo ad esempio all’interno degli edifici pubblici o privati in modo da non aver bisogno di grandi risorse per costruire nuove strutture. Abbiamo nelle città degli asset esistenti, come i parchi pubblici, che spesso sono di dimensioni considerevoli e possono essere utilizzati per favorire la realizzazione di attività sportive riadattando infrastrutture già esistenti e portandoci dentro nuovi servizi e attività, come i corsi di Tai Chi per gli anziani o le attività di riabilitazione fisica. Metterci nuovi servizi e attività può essere utile per ridare nuova funzione a tali spazi. Ciò può essere valido sia per la realizzazione di attività sportive che per le mamme che portano i bambini all’aria aperta. Insomma, tutte cose che non costano molto e che sono fattibili per un’amministrazione locale.
In che modo la promozione dello sport tra le città del progetto sta favorendo anche il rilancio economico?
Alcune città del progetto sono turistiche e realizzano programmi di attività sia per i turisti che per i residenti. Ciò ha un valore economico particolarmente forte, soprattutto se si considerano alcune attività specifiche come la ciclabilità e la cosiddetta cycling economy che ad esempio in Olanda ha completamente modificato il modo in cui si classifica il valore economico di diverse strada e zone della città. Molte città stanno invece approfondendo il rapporto tra sport e tecnologia mentre altre sono state, o saranno, Capitali europee dello sport e ciò ha contribuito senza dubbio a rendere l’appartenenza a vari network sul tema dello sport un elemento di valore economico notevole”.



Le città partner di Vital Cities  stanno sviluppando alcune tra le esperienze più interessanti di promozione dell’attività fisica in diversi spazi urbani. La città norvegese di Horten, ad esempio, ha trasformato un’area di parcheggio (di solito inutilizzata d’inverno) in una pista di pattinaggio: un’opera realizzata praticamente a costo zero che ha consentito ai cittadini di poter utilizzare gratuitamente la struttura per i vari sport invernali. Anche i richiedenti asilo ospitati in città hanno potuto provare per la prima volta l’esperienza del pattinaggio su questa pista che è diventato subito un nuovo, inatteso spazio di aggregazione per tutti i residenti.
A Usti-nad Labem in Repubblica Ceca il preside della scuola locale Martin Kosnar ha deciso di condividere con l’intera comunità la sua esperienza di atleta famoso in tutto il paese per i trofei vinti nel body building, offrendo a tutti i cittadini la possibilità di utilizzare le strutture sportive della sua scuola oltre l’orario di apertura, rendendo anche i genitori protagonisti di questa campagna per il benessere collettivo. A quest’azione si è unito il programma, ideato da un cardiologo locale, intitolato “Sei minuti per la salute”, che prevede un percorso di attività fisiche nel principale parco cittadino nel corso del quale i cittadini possono monitorare la propria performance e leggere informazioni utili per migliorare il proprio stile di vita o ricevere maggiori informazioni dagli esperti.
Uno dei casi di maggiore interesse è costituito invece dalla città capofila del progetto Vital Cites, la portoghese Loulè. Poco distante da Faro, la città di 70mila abitanti ha sviluppato negli ultimi anni una delle strategie integrate più interessanti per rendere lo sport un elemento decisivo per la crescita del territorio. Ce ne parla il vicesindaco Hugo Almeida.

 

 

 

Perché Loulé ha assegnato un’importanza così forte allo sport per il suo sviluppo urbano?
Negli ultimi 40 anni lo sport è stato sempre un elemento centrale dei programmi delle varie amministrazioni che si sono succedute. Dopo la Rivoluzione lo sport era visto come uno dei modi più efficaci per promuovere l’inclusione e aiutare le persone ad interagire tra loro e costruire un senso di comunità. È questo il motivo per cui abbiamo politiche pubbliche così strutturati sin dagli anni Settanta.
Che impatto ha questo sul vostro bilancio comunale?
Gli investimenti sullo sport sono pari al 6 per cento del budget annuale del comune. Tali investimenti sono concentrati soprattutto sulla gestione delle strutture sportive ma sono anche dati alle tante società sportive attive in città e per questo siamo una delle città dell’intero Portogallo ad avere il maggior numero di attività sportive praticate nel contesto urbano. Per alcuni sport, come il rugby, siamo l’unico comune nel raggio di duecento chilometri in cui viene praticato.  Le società sportive non ricevono solo libero accesso alle strutture o trasporti gratuiti per le competizioni nazionali ma anche fondi per 750mila euro all’anno. Sommando tutto questo possiamo dire che il giro di investimenti complessivo supera i sette milioni di euro all’anno a Loulè.
Che impatto hanno questi investimenti sulla città?
Siamo conosciuti come una delle città più sport-friendly del paese e circa 4000 dei 70mila abitanti usa ogni giorno le nostre strutture sportive, sia indoor che outdoor. È qualcosa che abbiamo nel nostro DNA, e a parte le competizioni professionali abbiamo una media di circa 150-170 eventi sportivi organizzati ogni anno in città.
Tutti questi eventi stanno avendo anche effetti positivi per far uscire la città dalla crisi economica che ha colpito tutto il paese?
Certo. Ospitiamo competizioni di alto livello a Loulè, come ad esempio nel triathlon o nella vela, potendo sfruttare un meteo favorevole da febbraio a novembre, per un periodo dell’anno più lungo rispetto ad altre zone d’Europa, trovandoci al sud del Portogallo. Oltre a questi eventi, che producono conseguenze positive per il settore dell’accoglienza, abbiamo anche numerose squadre e atleti che si stabiliscono da noi per preparare la stagione sportiva o per eventi specifici: ad esempio per un evento dedicato alla pallanuoto di due giorni a fine giugno le squadre restano da noi per una settimana e questo porta guadagni considerevoli ad alberghi, ristoranti, negozi e altre strutture ricettive.  Tutto questo porta introiti all’economia locale e ciò è possibile perché abbiamo le strutture ma anche un ecosistema di partner e la fiducia delle federazioni nazionali dei vari sport che conoscono la nostra esperienza nell’organizzare eventi e tornano volentieri a Loulè.

Simone d’Antonio