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Sei esperienze inspiring che ci portiamo a casa dal Festival URBACT di Bari

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08 October 2018
Read time: 4 minutes

Il racconto delle esperienze più innovative emerse negli urban talk del Festival delle Buone Pratiche URBACT di Bari del 28 e 29 settembre

La seconda edizione del Festival di Bari ha attratto centinaia di cittadini, amministratori locali, ricercatori, esperti e city maker artefici di esperienze innovative realizzare in Italia e in Europa, che con interventi e dibattiti dinamici hanno animato un evento unico nel suo genere, momento di incontro fondamentale per la comunità italiana di URBACT e per la condivisione delle pratiche innovative urbane che stanno trasformando le nostre città.

I luoghi di innovazione della città, come Officina degli Esordi, e gli spazi restituiti alla città, come il Teatro Margherita dove ha avuto luogo l’apertura istituzionale con la commissaria europea alla politica regionale Corina Cretu, hanno contribuito a dare solidità ai contenuti rilanciati nel corso dei panel: esempi concreti di rigenerazione, riuso e sostenibilità urbana che hanno accompagno il confronto tra relatori italiani ed europei, che hanno reso Bari un laboratorio di idee e visioni innovative sul futuro delle città.

Da ogni panel sono venute fuori idee ed esperienze che hanno arricchito il dibattito partito dalle azioni realizzate nei network URBACT per agganciare progetti innovativi realizzati da governi locali, attivisti e innovatori su temi cruciali della vita delle città.

Abbiamo selezionato qui sei esperienze che possono ispirare decisori politici, attori locali e stakeholder, esempi della vivacità di spunti rilanciati dai dibattiti tematici del Festival delle Buone Pratiche di Bari

 

 

 

 

 

1) Il programma BIP/ ZIP di Lisbona per l’inclusione sociale

Tra le strategie di innovazione sociale e contrasto alla povertà più interessanti realizzate in Europa, BIP/ZIP è un programma innovativo della città di Lisbona che punta a promuovere lo sviluppo e la coesione sociale dei quartieri identificati come prioritari, attraverso il supporto di iniziative locali e partenariati in grado di creare delle reti e collegare i problemi reali degli abitanti all’azione dell’amministrazione locale.

Questo progetto permette di formare delle infrastrutture per la governance locale che facilitano la comunicazione tra l’amministrazione pubblica e le organizzazioni di quartiere, realizzando al contempo interventi concreti nelle aree prioritarie di azione. BIP/ZIP include infatti anche un programma di finanziamenti per iniziative di comunità che abbiano un forte impatto locale. Grazie a questa strategia, la città di Lisbona ha potuto promuovere politiche di coesione territoriale, cittadinanza attiva, organizzazione e partecipazione civica.
Bari è tra le città europee impegnate a replicare l’esperienza di attivazione sociale e sviluppo urbano sostenibile realizzata a Lisbona nell’ambito del Transfer network Com.Unities.Lab, ricollegandolo ad azioni che promuovono la partecipazione civica e la cura condivisa degli spazi in città.

 

 

 

 

2) La piattaforma FairBnB per il turismo etico

Il dialogo tra le città e le grandi piattaforme attive nel settore del turismo, come Airbnb, rappresenta solo uno degli aspetti del dibattito sull’impatto del turismo nelle nostre città, che riguarda anche temi come la gentrification, la mobilità, la coesione sociale e il design degli spazi pubblici.
Il progetto di FairBnB, nato tra Amsterdam e Venezia, prova a dare una serie di risposte per rendere gli affitti turistici brevi una risorsa per le comunità e i contesti urbani.

Nato da un gruppo di attivisti, programmatori, ricercatori e creativi provenienti da tutto il mondo, FairBnB vuole creare un’alternativa di mercato sostenibile alle piattaforme commerciali attualmente esistenti. Il progetto di piattaforma di prenotazione per affitti turistici brevi di FairBnb offre agli utenti tre distinti vantaggi aggiuntivi rispetto alle piattaforme esistenti: trasparenza, compartecipazione e valore aggiunto per tutto il vicinato interessato. Tra le soluzioni più innovative c’è la possibilità per utenti, ospiti e affittuari di decidere come reinvestire una parte dei profitti della piattaforma in progetti di interesse locale, tesi a mitigare gli effetti negativi dell’impatto del turismo sulla loro comunità. Una proposta semplice ma capace di riaprire il dibattito sul turismo etico e sostenibile, tema centrale del panel che a Bari ha visto amministratori, esperti e operatori del settore a confronto.

 

 

3) L’albergo diffuso per la terza età di Riccia

Migliorare la qualità della vita in piccoli e grandi centri per diverse categorie di abitanti è una priorità d’azione per numerose amministrazioni, che stanno connettendo il tema dell’invecchiamento attivo alla creazione di opportunità economiche per l’intera comunità. Nel comune molisano di Riccia, che in mezzo secolo ha perso duemila residenti, l’amministrazione locale sta investendo nella creazione di strutture per anziani, utilizzando anche il modello dell'albergo diffuso.

Realizzando case di riposo e strutture sportive specializzate, il comune sta trasformando Riccia in un luogo dove gli anziani posso vivere bene, grazie a un’assistenza di alto livello e alla possibilità di mantenersi in forma.

Il format utilizzato è quello dell’albergo diffuso, per cui il comune ha acquistato e ristrutturato appartamenti e immobili del centro storico, convertendoli in una casa di riposo policentrica. L’idea è assicurare una vita dignitosa agli anziani, favorire la rigenerazione di spazi pubblici e privati e promuovere crescita e economica e benessere per l’intera comunità. Un progetto ambizioso che rientra tra le pratiche italiane più innovative del settore, tra quelle presentate nel panel svolto al Circolo della Vela.

 

 

4) Funky Tomato, tra produzione partecipata e multiculturalità

Funky Tomato è un’azienda di raccolta e lavorazione di pomodori basata su un modello di filiera di produzione partecipata ad alto impatto culturale. Partendo proprio dall’elemento culturale, Funky Tomato è uno dei pochi esempi di filiere che immaginano e sperimentano un nuovo modello di produzione.

Il progetto nasce per combattere lo sfruttamento e promuovere la dignità del lavoro in un settore dell’agricoltura che manifesta molte criticità e ingiustizie. Cercando di contrastare la piaga sociale del caporalato, Funky Tomato ha riorganizzato la filiera di produzione del pomodoro, dandole una struttura ispirata ai principi della dignità, della partecipazione, e della multiculturalità.
Tali principi sono al centro anche di numerose politiche urbane per l’alimentazione sostenibile, che promuovono progetti realizzati in collaborazione con le fasce deboli per promuovere stili di vita più sani e produzioni eque e sostenibili. Il panel dedicato a cibo e città ha approfondito il modo in cui tali esperienze dialogano tra loro e diventano parte di ecosistemi urbani dove la partecipazione e la coesione sociale restituiscono all’alimentazione sostenibile un ruolo decisivo per la crescita economica e sociale della comunità.

5) Social Street, i gruppi social che promuovono la partecipazione a Bologna e in Europa

L’esperienza delle Social Street nasce dal gruppo Facebook “Residenti in Via Fondazza – Bologna” e mira a contrastare l’impoverimento generale dei rapporti sociali, il degrado urbano e la mancanza di controllo sociale del territorio che ne derivano, stimolando attraverso le piattaforme social nuove modalità di relazione tra gli abitanti.

Lo scopo di Social Street è quello di favorire le pratiche di buon vicinato, socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, e portare avanti progetti collettivi di interesse comune.

I punti di forza di questa iniziativa sono sicuramente l’utilizzo di social networks come Facebook, come mezzo di comunicazione per la comunità, in grado di facilitare il passaggio tra vita virtuale e realtà quotidiana. La scelta di contesti territoriali circoscritti e di dimensioni ridotte diventa dunque un elemento aggregante, capace di fare comunità, superando le divisione create da altre categorie sociali. Infine, il suo essere gratuito e privo di norme generali permette la libertà decisionale dei singoli gruppi e territori, e l’accesso della comunità senza discriminazioni. Ad oggi, il modello Social Street ha avuto successo in tutta Italia e all’estero, con 450 gruppi Facebook organizzati per migliorare il proprio territorio. Le Social Street rappresentano uno dei tanti esempi di utilizzo creativo e collaborativo delle piattaforme social, che possono così favorire coesione sociale, partecipazione civica e nuove modalità di relazione con le amministrazioni locali: temi al centro del panel che ha visto il confronto tra esperti, giornalisti e comunicatori del territorio.
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6) Oberhaus, la rigenerazione degli spazi in disuso che cambia le città

La torre abbandonata di una stazione e un condominio sociale possono diventare nuovi centri di socialità e cuore di un’azione collaborativa di rigenerazione urbana. È quanto accade con i progetti realizzati da Kitev a Oberhausen, il comune tedesco con il più elevato indice di povertà, al centro di un’azione di innovazione sociale e riuso promossa da un gruppo di attivisti e artisti provenienti da diverse zone della Germania, che hanno trasformato la città in un laboratorio di pratiche capace di attirare l’attenzione di urbanisti e architetti da tutta Europa.

Lo spazio ristrutturato della torre è infatti diventato un luogo centrale per la sperimentazione e la creazione di progetti di rigenerazione urbana. Il gruppo Kitev ha organizzato mostre e conferenze, tra cui un evento che ha visto la partecipazione di giovani professionisti del settore confluiti in particolare dall’Europa dell’est a Oberhaus per riflettere su come trasformare spazi urbani abbandonati. Un progetto culturale nel mezzo di una stazione ferroviaria, Oberhaus sta cambiando il modo in cui politici locali, imprenditori e organizzazioni civiche pensano la comunità e le potenzialità degli spazi urbani. Un esempio di attivismo civico, capace di realizzare nuovi legami nelle comunità e con le amministrazioni locali, a confronto con altre esperienze innovative raccontate nell’urban talk sulla rigenerazione urbana, ospitato dall’Officina degli Esordi

Cosima Malandrino