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Oltre la COP 26: l'impegno di URBACT per la sostenibilità ambientale

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19 November 2021
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Un approfondimento sulle azioni di sistema realizzate da URBACT in materia di sostenibilità ambientale, per promuovere maggiore consapevolezza sugli obiettivi di sviluppo sostenibile ma anche un’azione più decisa delle città partner. Un contributo all’azione di programma condotta con il network sugli SDGs e una riflessione sulla presenza delle città URBACT ai diversi appuntamenti riguardanti le città nel corso della COP26

La COP - ovvero la “Conferenza delle Parti” - rappresenta da quasi tre decenni l’appuntamento quinquennale in cui i governi di tutto il mondo si riuniscono per fare il punto sul cambiamento climatico. Quest’anno il vertice sul clima COP 26, tenutosi a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, ha costituito l’occasione di maggior rilievo per riaffermare l’impegno globale a favore dell’ambiente.

Gli esperti sono tutti concordi nel sottolineare il carattere straordinario ed urgente della COP 26: gli Stati presentano, in ritardo di un anno a causa della pandemia, i loro piani aggiornati di riduzione delle emissioni inquinanti sulla base degli impegni presi a Parigi in occasione della COP 21. Come rimarcato nel dibattito pubblico da numerose parti, le promesse fatte durante il vertice di Parigi non risultano lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, obiettivo che gli Stati si sono prefissati di raggiungere entro il 2050, cosicché gli obblighi che quest’ultimi si assumeranno nel corso della COP26 saranno decisivi per poter contrastare il peggioramento di danni ambientali ormai irreversibili.

I temi al centro del vertice sono cruciali anche per l’azione di molte città europee, che hanno avviato progetti integrati nell’ambito dei network URBACT per procedere verso una maggiore integrazione e trasversalità nello sviluppo di politiche di contrasto ai mutamenti climatici. Le città svolgono un ruolo cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici e nella riduzione delle emissioni di gas inquinanti: per questo lavorano in rete per riprogettare architettura, mobilità e forme di produzione per divenire sempre più verdi e programmare misure che favoriscano una transizione ambientale giusta per tutti.

Il cambiamento climatico al centro dei Transfer Network URBACT: l’appuntamento della COP 26.

Le città sono responsabili della maggior parte delle emissioni di CO2, consumano circa il 60-70% delle risorse naturali e producono il 50% dei rifiuti globali e questi dati sono inevitabilmente destinati ad aumentare, poiché si stima che, entro il 2050, il 66% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. Inoltre, si prevede che la carbon footprint, ossia la quantità di carbonio immessa in atmosfera dalle attività umane, triplichi entro il 2030 e che, quindi, il 93% delle città dovranno affrontare fenomeni metereologici estremi come inondazioni, ondate di calore, tempeste, per i quali in molti casi non avranno ancora strumenti di contrasto idonei.

Come partner dei network URBACT, città come Manchester (Regno Unito), Mantova (Italia) e Clermont-Auvregne Metropole (Francia) hanno riconosciuto il ruolo cruciale del livello locale nella riduzione delle emissioni di carbonio e, quindi, nella lotta al cambiamento climatico ed hanno adottato Piani d’Azione integrati nell’ambito dei diversi Network URBACT per prevenire il peggioramento delle attuali condizioni ambientali e fronteggiare i già manifesti effetti del riscaldamento globale. Tali azioni sono state anche al centro di progetti e iniziative che puntano a replicare tali modelli virtuosi, come quello del coinvolgimento degli attori del mondo dell’arte e della cultura trasferita da Mantova con la National Practice Transfer Initiative ad altre sette città italiane.

Manchester ha sviluppato la sua prima strategia nel 2009 e da allora si è sempre impegnata con azioni concrete nel contrasto al cambiamento climatico. Il suo ultimo piano, il Manchester Climate Change Framework, si pone come obiettivo la neutralità climatica entro il 2038, passando attraverso la decarbonizzazione, che costituisce uno degli strumenti chiave per azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. Con l’intento di favorire la neutralità in termini di emissione nocive delle industrie energetiche, la città inglese ha dato il via ad un nuovo piano di articolazione di sfide ed obiettivi, il Carbon Budgeting, sperimentato all’interno della rete URBACT Zero Carbon Cities che si occupa di definire politiche e piani di riduzione delle emissioni di carbonio per contribuire alla corretta attuazione dell'accordo di Parigi e alla carbon neutrality entro il 2050. I programmi includono la realizzazione di un nuovo "parco spugna" a West Gorton (“la città delle piogge”) per favorire l’assorbimento di acqua durante le piogge e, dunque, prevenire le alluvioni. L’area verde è stata realizzata grazie al progetto Grow Green, con l’obiettivo di dimostrare il potenziale di soluzioni basate sulla natura, di testare processi di co-progettazione con i membri della comunità locale e le parti interessate e, infine, di rivedere e perfezionare il piano d'azione per le infrastrutture verdi e blu della città. Oltre alle reti appena citate, Manchester guida l’URBACT C-Change, di cui fa parte anche Mantova, che si occupa di mobilitare il settore artistico e culturale locale per un’opera di sensibilizzazione sull'emergenza climatica. Il network realizza politiche locali per ridurre le emissioni di CO2 e adattarsi ai mutamenti climatici, programmi per utilizzare le arti e la cultura per coinvolgere i cittadini ad agire a favore dell’ambiente e, infine, incoraggiare la replica di queste azioni pilota in altre città.

Mantova, in quanto sito del patrimonio dell'Unesco, è molto attenta al rapporto tra ambiente e cultura, tema sviluppato sia nell’Implementation Network Int-Herit che con il Transfer Network C-Change. La città è al fianco dell’ ANCI come Punto Nazionale URBACT alla guida della rete, alla guida di una nuova iniziativa nazionale di trasferimento delle conoscenze e della metodologia dalla rete C-Change ad altre sette città italiane: Rovereto, Cuneo, Ferrara, Siena, Avellino, Corigliano-Rossano e Sestri Levante.

La National Practice Transfer Initiative sta formando le sette città italiane nel coinvolgimento dei settori delle arti e della cultura nella lotta ai cambiamenti climatici. Il progetto sta favorendo la creazione di un gruppo locale di attori interessate (l’URBACT Local Group) per co-produrre il piano di trasferimento e attuare azioni concrete con il contributo degli stakeholder locali. Questo percorso si è dispiegato anche grazie all'aiuto di esperti URBACT e al coordinamento generale di ANCI come Punto Nazionale, che ha promosso incontri online e in presenza per esaminare come trasferire la buona pratica di Mantova in contesti di dimensioni e caratteristiche differenti. L’esperienza, unica nel quadro europeo delle reti di trasferimento, punta a costruire un modello utile anche ad altre città italiane.

Parallelamente, la città si sta impegnando ad attuare piani d’azione funzionali agli obiettivi della COP 26: il Piano d'azione per l'energia sostenibile, che promuove un maggiore utilizzo di fonti di energia rinnovabili e l’efficientamento energetico soprattutto nel settore dell’edilizia; il Piano per la mobilità urbana sostenibile e il Piano urbano del traffico, contenenti nuove azioni rispettivamente di medio-lungo e di breve periodo per promuovere una mobilità sostenibile ed efficiente. Entrambi i piani pongono al centro le persone e la soddisfazione delle loro esigenze di mobilità, seguendo un approccio trasparente e partecipativo che prevede il coinvolgimento attivo dei consociati e di altri portatori di interesse.

La francese Clermont-Auvergne Métropole, particolarmente attive nel settore dei trasporti, dell’edilizia abitativa e del riscaldamento, ha intrapreso un cammino di crescita intelligente e sostenibile: l’obiettivo è quello di diventare un territorio ad energia zero e per farlo si è fatta coordinatrice del network URBACT Urb-En Pact, (che vede tra i suoi partner l’ITALIANA Palma di Montechiaro) che lavora per diminuire il consumo di energia da fonti non rinnovabili e per favorire la produzione di energia verde.

La città francese, che ha specializzato la sua economia in settori che impattano direttamente sulla vita dei cittadini, sta lavorando direttamente per cambiare le abitudini di aziende, abitanti e servizi pubblici, acquisendo nuove conoscenze dall’azione di ricerca condotta nell’ambito del network. Per quanto riguarda l'energia rinnovabile prodotta localmente, è in atto la progettazione di un piano d’azione per raccogliere metano dai rifiuti, favorendo così la produzione di biogas che andrà ad alimentare autobus, camion della spazzatura e riscaldamento; l'idea è di trovare soluzioni per fare in modo che le città richiedano meno energia per funzionare e producano più energia rinnovabile. La 'sobrietà' energetica è il grande obiettivo dell’Urb-En Pact, il che significa ripensare in toto le abitudini di vita della popolazione, così che ogni territorio produca l'energia che consuma e che le città facciano progressi insieme, raccogliendo buone pratiche dentro e fuori la rete.

Qual è il principale insegnamento che queste tre città ci lasciano?

La lotta al cambiamento climatico va fatta insieme. Lavorare con le parti interessate rappresenta una sfida, ma anche un’opportunità estremamente utile: il Manchester City Council, all’interno Manchester Climate Change Framework, sta collaborando con l'Università di Manchester per elaborare politiche basate su sperimentazioni scientifiche; inoltre, ha coinvolto associazioni cittadine, ospedali, grandi imprese, media e comunità nella definizione del budget di carbonio. Nell'ambito della rete C-Change, invece, le città coinvolte hanno lavorato con i piccoli attori locali, organizzazioni culturali e, infine, con i rappresentanti eletti e i dipendenti pubblici, fondamentali per garantire la concretizzazione delle azioni. Mantova, dal canto suo, ha raggiunto degli ottimi risultati solo grazie alla creazione di gruppi di stakeholder locali, che hanno collaborato alla diffusione del modello integrato URBACT, fungendo da intermediari di idee e conoscenze e garantendo la co-creazione dell’architettura del progetto C-Change. Lo stesso ha fatto Clermont-Auvergne Métropole con la rete Urb-En Pact che ha riunito produttori di energia e associazioni di consumatori locali per progettare politiche e strategie concrete. Le città sono infatti il luogo dove realizzare dei Living Labs, che ideino prototipi e testino nuove metodologie d'azione.

L’ambito locale deve essere, dunque, il luogo dove sperimentare le politiche presenti e future, il luogo dal quale partire per costruire una nuova società e questo perché le città sono dotate di un alto livello di indipendenza e dovrebbero pertanto agire come garanti della leadership e delle azioni locali, nonché influenzare gli altri livelli di governo.

Le città di tutte le dimensioni hanno un ruolo centrale da svolgere nella lotta ai cambiamenti climatici: la partecipazione delle città URBACT alla COP26.

In occasione della COP 26, le città coinvolte in numerose reti URBACT hanno presentato le azioni condotte nell’ambito dei rispettivi network, funzionali all’ottenimento degli obiettivi fissati a livello internazionale: azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C, adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali, mobilitare i finanziamenti e, infine, collaborare.

Le città URBACT si sono dimostrate particolarmente ricettive ed hanno ideato politiche e strategie integrate e multisettoriali che consentono di ridurre l’impatto ambientale dei loro produttive. Pertanto, la COP26 ha costituito l'occasione per invitare i governi nazionali a sostenere finanziariamente l'innovazione delle città nella transizione ecologica e per esporre i risultati fin qui ottenuti.

Due importanti progetti sono stati illustrati durante la COP 26: Urban Energy Pact e BioCanteens.

La città di Clermont-Ferrand, nell’ambito del Network URBACT Urban Energy Pact, si è fatta portatrice di un messaggio importante: le città di tutte le dimensioni hanno un ruolo centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e nel raggiungimento degli obiettivi della COP26. La rete, coordinata dalla stessa Clermont Auvergne Metropole, comprende altri sette partner: Galati (RO), l’associazione Bialystock Functional Area (PL), CIM Alto Minho (PO), Palma di Montechiaro (IT), Métropole Rouen Normandie (FR), Elefsina (GR) e Tampere (FI). Quest’ultime si sono riunite nel corso della COP 26 per presentare il loro approccio partecipativo al raggiungimento dell’obiettivo "net energy zero" entro il 2050. La COP26 è stata, dunque, il primo incontro faccia a faccia tra le città partner di Urb-En Pact e l’occasione per confrontarsi e identificare gli ostacoli alla realizzazione della transizione energetica. "Pensa globale, agisci locale" questo è il motto chiave del progetto e, dunque, se si vogliono mettere in atto soluzioni che corrispondano meglio alle esigenze del territorio e alle aspettative dei residenti, è importante che le riflessioni e il dialogo avvengano a livello locale, con la collaborazione di tutti i portatori di interessi.

Anche il comune di Palma di Montechiaro ha presentato le azioni introdotte nell’ambito del progetto Urb-En Pact. La città, infatti, insieme alla società in house Palma Ambiente, ha avviato la costruzione di un centro comunale di raccolta di rifiuti che ne garantisce una gestione più efficiente, con un più alto livello di riciclo. Una parte significativa del piano riguarda la sensibilizzazione e l’educazione della cittadinanza al fine di aumentare la coscienza ambientale e il rispetto del territorio comunale attraverso eventi e giornate dedicate all’ambiente (come la pulizia delle spiagge, la valorizzazione delle aree verdi). A questo fine, sono state coinvolte diverse associazioni locali pubbliche e private, le scuole del comune di Palma di Montechiaro e tutta la cittadinanza, essenziale per riuscire a portare avanti un progetto di raccolta differenziata funzionante.

La Dichiarazione di Glasgow, lanciata nel dicembre 2020 da un insieme di associazioni e reti di città in preparazione del vertice mondiale sul clima COP26, ha l’ambizioso obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni globali di gas ad effetto serra anche attraverso sistemi alimentari sostenibili.  Per raggiungere questo obiettivo è stato ideato il Transfer Network BioCanteens, che si occupa di garantire la distribuzione di pasti scolastici sostenibili nelle sette città partecipanti al progetto: Mouans-Sartoux (FR), come capofila, GAL Pays des Condruses (BE), Vaslui (RO), Trikala (GR), Rosignano Marittimo (IT), Torres Vedras (PT) e Trojan (BGR). Il piano mira a trasferire la buona pratica di Mouans-Sartoux nel campo della ristorazione scolastica nelle altre città europee: distribuzione giornaliera di pasti 100% biologici, fatti di materie prime provenienti da produttori locali e drastica riduzione degli sprechi alimentari, così da compensare i più elevati costi dei prodotti biologici. Il programma prevede anche l'organizzazione di attività didattiche dedicate alla sensibilizzazione sul cibo sostenibile, sullo spreco alimentare e sulla consapevolezza dei prodotti che si mettono in tavola.

La buona pratica di Mouans Sartoux la ritroviamo nella città toscana di Rosignano Marittimo che nel suo orto comunale produce frutta e verdura da utilizzare nelle mense scolastiche cittadine. Il percorso ha identificato quattro macroaree di intervento: mense scolastiche, cittadini, agricoltura e politica. Ognuna di esse ha una serie di obiettivi correlati che consentono di raggiungere risultati specifici per ogni area che contribuiscono, a loro volta, al raggiungimento dell'obiettivo finale di creazione di una strategia di governance del cibo territoriale che allinei Rosignano Marittimo al modello di Mouans Sartoux. A tale scopo è stata ideato un hub rurale di aziende agricole locali, centri di distribuzione, rappresentanti delle associazioni agricole, enti di ricerca e sviluppo e rappresentanti della grande e piccola distribuzione in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare del comune. Il Transfert Network BioCanteens sta mostrando di essere un’eccellente opportunità per stimolare il dialogo e favorire la trasmissione di buone pratiche tra gli attori della rete.

 

Una rete pilota di città che localizzano gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) nei loro territori: il Network URBACT Global Goals for Cities.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha obbligato le città ad azioni concrete per attuare gli obiettivi di sviluppo sostenibile in essa contenuti. A tal fine, è stata lanciata da URBACT una rete pilota sulla localizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, Global Goals for Cities, che, in collaborazione con il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE), supporta diciannove città di diverse dimensioni, con Tallin (EE) come capofila e tra cui ritroviamo Reggio Emilia, città da molto tempo attenta sul tema, a tramutare tali obiettivi in realtà locali. Il comune italiano, unico centro in Italia ad essere parte del percorso, potrà così conoscere ed implementare nuove pratiche di sviluppo sostenibile e capitalizzare i risultati a livello extraregionale, divenendo il punto di riferimento a livello nazionale.

Il Transfer Network SDGs, approvato dal Comitato di monitoraggio URBACT, il 9 marzo 2021, ha come principale scopo quello di far comunicare tra loro città europee e internazionali nello scambio di buone pratiche sulla localizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e sull’individuazione di strumenti appropriati di localizzazione. La rete mira, inoltre, a rafforzare la sinergia tra URBACT, CCRE, UE e organizzazioni internazionali nel perseguimento degli stessi obiettivi. Il metodo seguito è di action learning integrato e partecipativo: ogni città, infatti, crea un URBACT Local Group e produce un Piano d’Azione Integrato insieme agli attori locali.

Le attività hanno preso il via nel marzo 2021 e dureranno fino a settembre 2022. La prima fase si incentra sulla diagnosi e progettazione di soluzioni su misura per le città, che hanno il compito di individuare dove si trovano e dove vorrebbero essere in relazione alla localizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. La seconda fase, invece, individua le modalità di attuazione attraverso la co-progettazione di un quadro di risultati e la redazione dei piani d'azione. Uno dei principi fondamentali del framework SDGs è l'interconnessione e l'indivisibilità degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In altre parole, pianificare interdisciplinarmente diciassette obiettivi e altri cento sessantanove micro-obiettivi è un'impresa che richiede l'apprendimento e la sperimentazione di nuovi approcci, un’integrazione tra attori locali e autorità e lo scambio di informazioni tra i partner della rete.

URBACT diventa (ancora) più verde: l’impegno per la sostenibilità delle sue attività.

URBACT, da oltre quindici anni, pone la sostenibilità al centro del suo lavoro con le città europee, incentivando le aree urbane a trasformarsi in maniera integrata e sostenibile. In vista di URBACT IV, che verrà lanciato nel 2022, il programma sta ora facendo un ulteriore passo in avanti, inglobando la transizione verde come elemento trasversale in tutte le politiche e promuovendo azioni a livello di programma e di reti accanto ai già fissati impegni europei e internazionali per il clima.

Negli ultimi anni, le città URBACT hanno assunto un ruolo guida nel cammino verso la neutralità climatica, promuovendo numerose iniziative. Tra queste, il già menzionato Network Zero Carbon Cities, guidato da Manchester (UK), che sta supportando i centri urbani nella definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio in linea con gli impegni dell'accordo di Parigi; la rete Urban Energy Pact, formata da otto città guidate da Clermont Auvergne Métropole (FR), che stanno lavorando per diventare territori a consumo energetico zero entro il 2050; il RiConnect Action Planning Network, con a capo la città di Barcellona e di cui fa parte anche Manchester, che sta ripensando le infrastrutture di trasporto pubblico in maniera più sostenibile per favorire la mobilità attiva, ridurre le esternalità e la segregazione sociale e sbloccare opportunità di rigenerazione urbana; il BeePathNet Transfer Network, con capofila Lubiana e a cui partecipa anche la città di Bergamo, che promuove la biodiversità e l'autosufficienza alimentare attraverso la creazione di “città amiche delle api”; la rete Food Corridors, di cui è parte l’Unione dei comuni della Bassa Romagna, che promuove la transizione verso sistemi alimentari regionali, creando una rete di città impegnate nella progettazione di piani alimentari che si estendono dalle aree urbane e periurbane a quelle rurali, in modo da valorizzare la generazione di ambienti di produzione e consumo sostenibili da un punto di vista economico, sociale e ambientale; infine, l’Health&Greenspace, a cui contribuisce la città di Messina, che sta incrementando il numero di spazi verdi urbani per migliorare la salute mentale e fisica delle comunità locali, nonché la qualità dell'aria.

Dalle esperienze dei vari Network URBACT deduciamo che la riduzione e/o eliminazione delle emissioni di carbonio e dei vari problemi ad esse correlati richiedono un cambiamento sistemico: dal modo in cui produciamo energia, cibo e beni, al modo in cui consumiamo, viaggiamo, progettiamo e costruiamo le nostre città. Proteggere la natura e la biodiversità è possibile solamente con un’azione integrata di più città che condividano e diffondano i loro saperi. In questo contesto, l’URBACT City Festival, che si svolgerà nel giugno 2022, sotto la Presidenza francese del Consiglio dell'Unione europea e nell’ambito di URBACT IV, è volto a dimostrare che un cambiamento in tal senso non è solo possibile, ma anche auspicabile. Si tratta di un evento a emissioni zero, situato in un luogo alimentato da energia rinnovabile, ove sarà servito cibo locale, stagionale e vegetale, con la raccolta dei rifiuti ed il compostaggio per compensare almeno parzialmente il carbonio dei viaggi dei partecipanti. Questa iniziativa intende rappresentare non solo un promemoria pratico della complessità della sfida della carbon neutrality, ma diventare anche un catalizzatore di nuove pratiche maggiormente rispettose dell’ambiente.

Alessandra Moroni