Prossimità, dialogo e innovazione: l’esperienza di Bari tra anticipazione e confronto
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02 August 2022Le 6 lezioni apprese dall’esperienza di Bari durante il Festival italiano delle buone pratiche URBACT
Creativa, vivace, con un percebile senso di comunità: sono queste le impressioni di chi oggi visita Bari, i luoghi della sua rigenerazione urbana e gli attori locali che l’hanno resa possibile.
Non è un caso, infatti, che il Festival Italiano delle buone pratiche URBACT sia stato ospitato dalla città di Bari. Il capoluogo pugliese è stato protagonista negli ultimi 8 anni di un processo importante di trasformazione urbana e sociale basato su un approccio “human-centred” all’interno del quale, come vedremo, anche la partecipazione della città al programma URBACT ha svolto un ruolo rilevante.
Giocando in anticipo, e attraverso una capacità di declinazione originale nel territorio, il capoluogo pugliese si è mosso in sintonia con alcuni dei temi emersi come più rilevanti e di prospettiva per le città in Europa, come il concetto della “città dei 15 minuti” ben rappresentato dal suo ideatore, l’accademico franco-colombiano Carlos Moreno, durante il Festival URBACT.
Di seguito, alcuni esempi provano a ricostruire la creatività del panorama di innovazione urbana della città.
Integrazione e partecipazione le parole chiave per il successo della strategia
I primi aspetti che colpiscono della strategia barese sono quelli che caratterizzano il processo attraverso il quale è stata promossa. E’ evidente, infatti, l’effettivo esercizio partecipativo che ha connotato il percorso attraverso la costante consultazione e la partecipazione dei cittadini e dei quartieri: dalla co-ideazione degli interventi fino ad arrivare in alcuni casi alla co-gestione dei progetti, si è rovesciato, di fatto, il tradizionale paradigma della progettazione ordinaria “top-down”, precorrendo, in parte, i tempi rispetto alle nuove linee guida introdotte dal governo italiano riferite alla co-progettazione con gli Enti del Terzo Settore.
Accanto e a supporto della dimensione partecipativa, troviamo poi un esempio interessante di approccio integrato alla pianificazione finanziaria: il programma di interventi, infatti, ha visto, negli anni, una mobilitazione complessiva di più di 300 milioni di euro combinando diverse fonti di finanziamento tra fondi nazionali come il Piano Periferie (2016), fondi strutturali veicolati attraverso il PON Metro 2014-2020, POR Puglia, Patto per le Città Metropolitane, e le più recenti iniziative speciali come REACT EU e il PNRR.
I Quartieri: da periferie a luoghi elettivi di sviluppo e socialità
Sempre di integrazione, in questo caso tra interventi fisici e immateriali, è possibile parlare quando si osservano gli interventi realizzati. Il potenziamento del capitale sociale e relazionale in particolare nei quartieri periferici è stato al centro della strategia incardinata attorno alla centralità dei 12 quartieri della città, trasformati da periferie a luoghi in cui incentivare lo sviluppo di socialità e comunità secondo il paradigma della “città dei 15 minuti”, attraverso la creazione di nuovi spazi pubblici aperti e il potenziamento degli esistenti, la messa a disposizione di servizi di prossimità come i mercati, i parchi giochi, i centri di innovazione sociale, le biblioteche, gli asili, le scuole, i negozi, agendo, allo stesso tempo, per coltivare competenze e rafforzare reti per la nascita graduale di un ecosistema urbano e di quartiere.
Il Patto con i Municipi e il programma OPEN SPACE per la trasformazione degli spazi aperti
E’ stato chiamato “Patto dei Municipi” ed è un programma di 60 interventi per la rigenerazione dello spazio pubblico nei Municipi nella consapevolezza, riscoperta anche durante la pandemia da Covid 19, che sono proprio questi luoghi ad avere un impatto potenziale decisivo per migliorare la socialità e la qualità della vita dei cittadini. Tra gli interventi realizzati, troviamo: azioni di moderazione del traffico e della mobilità sostenibile, la rigenerazione di piazze e percorsi pedonali, il miglioramento del verde urbano, la qualificazione di giardini e corti pertinenziali.
Senza dubbio una delle lezioni apprese dal periodo di lockdown dovuto dalla pandemia è relativa al bisogno di spazio pubblico. Con l’ obiettivo di ampliare lo spazio pubblico e ridurre le possibilità di lockdown, è stato concepito il programma OPEN SPACE articolato in due linee strategiche: “A muoversi” che è intervenuta sulla mobilità attraverso ad esempio la creazione di percorsi pedonali e ciclabili tattici, il contingentamento TPL, l’introduzione di nuovi dispositivi di micromobilità elettrica e la componente “A stare” che ha lavorato per rendere disponibili nuovi spazi pubblici nel quartieri, anche utilizzando luoghi non adeguatamente valorizzati in prossimità di scuole, parrocchie, rendendo possibili l’open air education attraverso allestimenti “tattici” e aumentando l’uso temporaneo delle superfici commerciali.
Anche in questo caso, la nota interessante, è che la scelta degli interventi da realizzare nell’ambito del programma OPEN SPACE è stata affidata ai cittadini attraverso e-pooling per l’individuazione delle priorità e poi per la co-progettazione di quartiere, sotto la guida dell'Urban Center.
Sempre nella riqualificazione degli spazi e nell’ottica della città policentrica è stato attivato il programma Rigenerazioni Creative e sul versante culturale, è molto interessante il progetto Colibrì, ovvero la creazione di una Rete delle Biblioteche di Bari, attraverso 11 biblioteche di quartiere, intese come presidi di prossimità e non solo di lettura.
Il supporto alle imprese sociali: l’iniziativa URBIS
Per rendere vivo un quartiere abbiamo bisogno di spazi accessibili, di relazioni e naturalmente di attori dinamici in grado di sviluppare attività e servizi. Più di 90 sono le nuove imprese sociali di prossimità nate grazie al sostegno del bando URBIS, la policy lanciata dal Comune per sostenere la nascita di imprese e mico-imprese in particolare nelle aree fragili della città attraverso un contributo a fondo perduto. L’iniziativa ha suscitato un notevole interesse andando a supportare la nascita di attività economiche anche diverse tra loro dalle palestre popolari ai bistrot multietnici, dai piccoli teatri di quartiere ai centri ludici per l’infanzia fino alle librerie e alle radio di quartiere.
La strategia urbana di Bari alla prova del PNRR
Abbiamo visto come la strategia di trasformazione urbana di Bari sia stata connotata da un approccio fortemente partecipativo nel quale le infrastrutture immateriali e di rafforzamento del capitale sociale hanno giocato un ruolo fondamentale. Viene da chiedersi, dunque, in che modo la città stia affrontando la sfida del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che sebbene mobiliti ingenti risorse per lo sviluppo, tende a concentrarsi prevalentemente sulle infrastrutture materiali da realizzare in tempi anche molto brevi. A questo quesito ha risposto Vitandrea Marzano, Dirigente del Gabinetto del Sindaco Antonio Decaro, tra i principali ideatori della strategia del capoluogo: “Nonostante l’orientamento più significativamente infrastrutturale del PNRR, Bari non ha tradito la propria visione strategica, mirando i propri interventi sulla mobilità sostenibile (BRT), sul recupero e riconversione della ex Manifattura dei Tabacchi a Campus CNR (nel quartiere target Libertà), sul riuso dei beni confiscati alle mafie a fini sociali, sul completamento dell’infrastrutturazione scolastica ed educativa nei quartieri, sulla qualificazione dello spazio aperto, in particolare della Costa SUD, dove concentra ben 100 milioni di euro.”
Le reti civiche URBANE e il valore dell’esperienza URBACT
Come ricordato anche da Marzano, che ha seguito fin dall’inizio la partecipazione della città al programma URBACT: “Nel momento in cui si è tornati a riflettere in Europa sul valore della prossimità, del vicinato e della solidarietà, la città di Bari aveva già fatto un percorso, grazie anche alla propria esperienza all’interno del Network URBACT Com.Unity.lab”.
Si tratta infatti dell’esperienza maturata nell’ambito del Transfer Network Com.Unity.lab, promosso dal programma URBACT, che ha visto la città di Lisbona trasferire e confrontarsi con altre città come Aalborg, Sofia, Den Hag, Lublin, Lille, Ostrava, e Bari sulla propria strategia di sviluppo per le aree di intervento prioritario per affrontare la povertà urbana e responsabilizzare le comunità locali. Basata su una co-governance e un approccio partecipativo “bottom-up” la strategia è risultata coerente e di ispirazione per la creazione delle Reti civiche urbane, la strategia di “community building”, che ha visto la creazione di 12 Reti Civiche Urbane presso tutti i quartieri della città di Bari, con l’elaborazione condivisa di programmi di animazione culturale, attivazione comunitaria e innovazione sociale, interamente gestiti dal basso.
Confronto e apprendimento continuo gli ingredienti dell’innovazione
L’esperienza condotta dalla città di Bari rappresenta una lezione importante per l’ideazione e l’effettiva realizzazione di processi di innovazione urbana. In particolare, Bari insegna come un processo innovativo richieda confronto e dialogo attivo a più livelli: tra le differenti esperienze, come nel caso della partecipazione al Network URBACT che ha portato il capoluogo pugliese a confrontarsi e ricevere preziosi input da realtà urbane molto diverse tra loro; allo stesso tempo ha bisogno della disponibilità, della classe politica, ad investire nel dialogo con i cittadini, poiché nessuna “buona pratica”, nemmeno la più innovativa, può essere replicata o attuata se non attraverso il pieno coinvolgimento del territorio e degli attori che lo animano.
Per un’amministrazione pubblica si tratta, spesso, di una scommessa e di un investimento dagli esiti non scontati, ma resi sempre più necessari dalla trasformazione delle città e delle dinamiche che le governano.
Un investimento che a Bari sta già portando risultati visibili e l’attivazione di nuove esperienze.
Di Elisa Filippi
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