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L’Italia dei Transfer Network – Commons e usi civici, verso una nuova governance dei beni comuni: le soluzioni di Napoli e delle città di Civic eState

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03 March 2021
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Il secondo approfondimento del Punto Nazionale URBACT sui risultati dell’azione di trasferimento promossa grazie ai Transfer Network di URBACT. Tappa a Napoli e nelle città europee della rete che ha promosso nuove modalità di gestione dei beni comuni e un dialogo aperto tra alcune delle principali protagoniste del dibattito europeo sul tema, come Amsterdam e Barcellona

Il tema e il contesto locale

La cura condivisa dei beni comuni è un tema cruciale dell’azione di numerose città italiane, che stanno sperimentando modelli sempre più avanzati di gestione di spazi, servizi e risorse pubbliche. La definizione di approcci di policy condivisi per la gestione degli asset pubblici è una sfida per tante amministrazioni locali, che puntano a coinvolgere comunità locali e gruppi di interesse nella co-gestione dei beni comuni con una pluralità di funzioni e possibili impatti sul contesto urbano.
Dopo le esperienze del Regolamento Beni Comuni di Bologna, che ha fornito un modello diffuso basato sui Patti di collaborazione tra amministrazione comunale e cittadini, oltre cento Comuni in tutta Italia hanno scelto di replicare un modello interessante ma che varia a seconda della situazione di partenza del contesto di riferimento. In linea con la tradizione di mutualismo e partecipazione civica della città, Napoli ha scelto di puntare su un modello che rende le comunità protagoniste del rilancio di una serie di strutture nel Centro Storico come nelle periferie della città riconosciute come beni comuni dalla Delibera sugli Usi Civici del 2015, che ne regola l’utilizzo e li rende luoghi di sperimentazione di forme di democrazia partecipativa. La gestione di questi spazi, restituiti gradualmente alla città a partire dall’azione di comunità tematiche radicate nei diversi quarti della città, hanno consentito lo sviluppo di un modello partecipativo basato su assemblee aperte e tavole rotonde tematiche, che ne hanno assicurato sia la gestione sia il consolidamento di questi spazi nel contesto culturale e sociale di Napoli.
In una città dove le diseguaglianze sociali segnano un solco sempre più profondo tra diversi pezzi di popolazione, l’azione condotta dagli spazi governati dalle formule partecipative introdotte dalla Delibera sugli Usi Civici costituisce un complemento importante rispetto a tutta una serie di politiche locali, dal welfare all’innovazione fino alla cultura e alla rivitalizzazione di spazi altrimenti destinati all’abbandono.
Il modello napoletano, che si distingue da altre esperienze simili nel resto d’Italia per la forte attenzione data alla gestione collaborativa degli spazi e all’impatto su quartieri in crisi, è stato premiato dal programma URBACT come una delle 97 Buone Pratiche individuate dal programma. Lost and Found è il nome dato a livello europeo a questa esperienza che è diventata il punto di partenza per un’azione di trasferimento che ha coinvolto una serie di realtà europee (Amsterdam, Barcellona, Gdansk, Ghent, Iasi e Presov) in gran parte già attive in schemi di collaborazione civica, con l’intento di creare un modello valido su scala europea capace di garantire l’uso e la gestione collaborativa di risorse urbane riconosciute come beni comuni

L’esperienza di Napoli

Il primo progetto di rivitalizzazione urbana di uno dei beni comuni è stato il rilancio dell’ex asilo Filangieri, riabilitato tramite una governance collettiva da parte di artisti ed esponenti del mondo della cultura a partire dal 2015. Questa esperienza, cruciale nel modello promosso da Lost & Found, ha poi costituito il punto di partenza per la realizzazione della delibera comunale sugli usi civici (893/2015) che formalizza il processo di co-gestione di una serie di spazi designati.

Contact improvisation at l'Asilo, Naples, ph by Sabrina Cirillo

La pratica è stata poi modellizzata per il trasferimento ad altre realtà europee sulla base di cinque principi-chiave promossi dal network Civic eState: CoGovernance, Enabling State, Social and Economic Pooling, Tech Justice, Legal and Policy Experimentalism. Tali principi hanno definito i focus d’azione e lo stato di avanzamento delle diverse città coinvolte, che hanno trasferito parzialmente la pratica napoletana, definendo a livello locale un quadro di riferimento normativo in grado di favorire la partecipazione attiva dei cittadini nella gestione dei beni comuni. Un modello che combina una serie di temi al centro dell’azione di diversi partenariati dell’Agenda Urbana Europea e trasversali rispetto all’azione di numerose città, dalla rigenerazione dei contenitori dismessi alla governance innovativa, fino alle nuove forme di economia sociale e equità nell’accesso alle tecnologie.

Allo stesso tempo, l’adozione della delibera sugli usi civici ha consentito a Napoli di migliorare la relazione tra cittadini, soggetti dinamici del territorio e amministrazione locale, rinvigorendo quella fiducia civica che è alla base di qualunque forma di partecipazione e attivazione per la crescita del territorio. A questo è seguito un percorso comunicativo che ha contribuito a migliorare la percezione degli spazi rigenerati e la narrazione sulle funzioni dei beni comuni e la loro fruizione in diverse aree della città.
I cinque pilastri del network Civic eState sono stati variamente declinati nell’azione di trasferimento dalle diverse città europee, testimoniando la ricchezza del dibattito sulla gestione condivisa dei beni comuni in Europa.

 

L’azione delle città europee

Amsterdam

L’esperienza della città di Amsterdam ha dato maggiore enfasi ai principi di Policy Experimentalism e Enabling State per ridare valore ai propri beni comuni. La valorizzazione dei progetti ideati dai cittadini all’interno di un’azione di finanziamento delle aree dismesse affinché esse possano divenire dei veri e propri incubatori di start-up locali è una delle azioni centrali del modello realizzato dalla capitale olandese. Amsterdam ha così supportato un processo di produzione collaborativa di idee e progetti che contribuiscono alla riqualificazione di diverse aree della città sul lungo periodo.

Barcellona

Barcellona ha portato avanti il transfer basando il proprio progetto sui principi di Co-Governance e Tech Justice. Una partecipazione equilibrata e trasparente della comunità è al centro dell’azione di Barcellona, che ha promosso diverse forme di coinvolgimento civico nella sua strategia di cura condivisa dei beni comuni. La partecipazione attiva degli abitanti viene garantita attraverso l’organizzazione di incontri per la discussione di nuove progettualità, mentre la realizzazione di un catalogo online di asset urbani e possibili modalità di riutilizzo da parte dei cittadini facilita la partecipazione attraverso gli strumenti digitali.

Gdańsk

Civic eState meeting in Gdansk

Danzica ha impostato il proprio lavoro sui principi di Co-Governance e di Social Economic Pooling tramite l’utilizzo di un indice di apertura del quartiere per poter meglio allocare le risorse e le idee progettuali affinché si possa formare un vero e proprio social hub di innovatori e incubatori locali. In continuità con quanto realizzato in altri progetti URBACT, la città polacca fa dell’azione sugli usi civici un elemento decisivo per migliorare inclusione e sviluppo economico e sociale.

Ghent

ghent

La città di Ghent si è concentrata principalmente sui principi di Law and Policy Experimentalism e Co-Governance. I due principi danno forma e permettono una cooperazione trasversale tra diversi attori mirato a migliorare l’utilizzo dei beni comuni attraverso la realizzazione di nuovi strumenti normativi che avvicinano la pubblica amministrazione ai cittadini.

Iasi

Iasi ha impostato il proprio lavoro sui principi di Co-Governance ed Enabling State, in un processo di collaborazione con diversi attori facilitato dall’amministrazione locale. La progettazione è caratterizzata da meeting tra ULG, NGO, privati e cittadini mirati allo scambio di informazioni e apprendimento per poter dunque generare nuove idee sperimentali e applicarle nella gestione condivisa dei commons.

Presov

a city oasis for Presov

La città di Presov si è focalizzata sui principi di Legal Experimentalism, Tech Justice e Co-Governance. Il loro lavoro è stato impostato sulla riorganizzazione dei processi amministrativi/legislativi e degli strumenti di comunicazione affinché si potesse instituire un sistema di open call capace di stimolare la partecipazione e la generazione di proposte da parte dei cittadini.

Le lezioni imparate dalle città

Un nuovo approccio alla pianificazione e progettazione

I processi di pianificazione, progettazione dello sviluppo e gestione delle risorse urbane possono trovare nuovi elementi utili dal cambiamento di paradigma messo a punto per la rigenerazione dei commons. Infatti, un approccio collaborativo basato sulla co-governance di attori diversi in natura, tra cui anche i cittadini stessi, può portare al design di progetti più efficienti dal punto di vista dei costi-benefici proprio grazie alla diversa natura dei partecipanti a tali processi. L’incontro tra le diverse prospettive permette inoltre di avere una comprensione complessivamente migliore delle problematiche da affrontare e soprattutto ad affrontare le criticità che spesso frenano tali processi. Tramite il coinvolgimento di diversi attori sarà inoltre possibile diversificare le azioni messe in campo per favorire lo sviluppo urbano in maniera più equilibrata e partecipativa.

Digitalizzazione per migliorare la trasparenza

Le modalità di pianificazione testate dalle città di Civic eState hanno certamente avvicinato i cittadini alle amministrazioni locali, e il ricorso alla digitalizzazione è stato di vitale importanza per ottimizzare questo processo. La digitalizzazione è stata fondamentale per facilitare il processo di coinvolgimento e comunicazione ma ha anche permesso ai progetti di incrementare la trasparenza dell’intero processo. L’azione sulla trasparenza è fondamentale per poter migliorare il rapporto tra cittadini e istituzioni, rinsaldare quei rapporti di fiducia che consentono di rendere i beni comuni elemento centrale di un’azione di rilancio ambientale, economico e sociale delle città.