You are here

Le città italiane verso la seconda fase dei progetti Urbact: cittadini protagonisti delle azioni locali

Edited on

02 May 2016
Read time: 2 minutes

A pochi giorni dall’approvazione definitiva degli Action Planning Network di Urbact III che accederanno alla fase di implementazione, è tempo di un primo bilancio delle attività svolte dalle città italiane coinvolte nella prima fase.


Per molte delle città italiane coinvolte la fase di sviluppo ha rappresentato l’occasione per testare modalità di partecipazione locale tipiche del metodo Urbact ma particolarmente innovative per città che partecipano per la prima volta al programma. È il caso di Casoria, che ha svolto finora quattro incontri del gruppo locale a cui hanno partecipato circa una cinquantina di partecipanti per volta. Dalle associazioni ai comitati civici fino ad esperti e singoli cittadini che si sono confrontati sui temi della riconversione di pezzi di territorio come elemento di partenza per rimettere in moto la crescita.
Nella cittadina della provincia napoletana, partner di Growth by reconversion con Anversa, Vienna e Barcellona, la partecipazione al programma Urbact consentirà di riprogettare due parchi urbani da realizzare in due aree dismesse dall’Aeronautica militare e acquisite gratuitamente dal comune. Il percorso di progettazione partecipata si completerà per la sua prima fase con la visita in bicicletta dei componenti del gruppo Urbact locale, che il 15 maggio avranno la possibilità di visitare e conoscere meglio le aree al centro della progettazione locale di Urbact. L’adesione così massiccia ai processi partecipativi avviati dal comune nell’ambito del progetto ha costituito un elemento di novità che si spera possano essere applicati anche su altri fronti dell’azione amministrativa locale.
La riconversione di aree dismesse, stavolta di uso militare, è il tema al centro di MAPS – Military Assets as Public Spaces, il progetto Urbact che vede la città di Piacenza capofila di un partenariato europeo che coinvolge altre città europee come Coblenza, Cartagena e Varazdin impegnate nella riconversione di spazi militari inutilizzati. Nel caso di Piacenza l’azione di riqualificazione partecipata riguarderà tre spazi con caratteristiche e modalità di utilizzo completamente diverse, dall’ex Genio Pontieri (già di proprietà del comune) all’area della ex Pertite (fabbrica di munizioni dismessa in fase di riqualificazione ambientale) che hanno già visto negli ultimi anni un forte attivismo civico per la loro riqualificazione.
La collaborazione avviata in questi mesi con ordine degli architetti, Camera di commercio, autorità militari e comitati civici consentirà nei prossimi mesi di riprogettare completamente l’utilizzo delle aree considerate, dando alla città emiliana un ruolo guida nel dibattito nazionale sul recupero delle zone militari dismesse.
San Donà di Piave sarà anch’essa lead partner a partire dalla fase di implementazione del suo network City Centre Doctor, inizialmente presentato con la città ungherese di Sopron come leader. Un cambio in corsa che potrà avere effetti positivi per la città veneta, che nel corso della fase di sviluppo ha coinvolto soprattutto i giovani nel suo gruppo locale, rendendoli protagonisti dell’azione di rivitalizzazione del centro urbano promossa dal progetto. Obiettivo della seconda fase sarà quello di procedere alla riqualificazione partecipata dell’unica struttura cittadina che non fu distrutta nel corso della Prima Guerra Mondiale, ovvero la vecchia cisterna d’acqua già al centro di un programma di ristrutturazione finanziato dai distretti del commercio. La trasformazione in spazio espositivo multimediale con attività commerciali e di ristorazione consentirà di dare nuova funzione a questo spazio da rigenerare grazie alla collaborazione costante con i giovani della città.
A Messina invece sono i minori stranieri non accompagnati il focus principale dell’unico progetto Urbact dedicato al tema dei rifugiati, Arrival Cities, che vede la città portoghese di Amadora come capofila. Nel corso della fase di sviluppo, la città siciliana ha coinvolto associazioni e altri componenti della consulta comunale sui servizi sociali in un’azione di riflessione su servizi e azioni da realizzare in favore di una categoria particolarmente vulnerabile. Fornire opportunità di reale integrazione sul territorio e servizi che favoriscono l’integrazione dopo l’ottenimento dello status di rifugiato o di un’altra forma di protezione internazionale è l’obiettivo del progetto che vede nel locale progetto Sprar non solo il suo cardine d’azione ma anche una buona pratica da diffondere a livello europeo, sulla scia della considerevole attenzione riscontrata a livello europeo dal modello dello Sprar (presentato un mese fa proprio da Cittalia in Slovenia, in collaborazione con il National Urbact Point sloveno).