A Forlì la partecipazione dei cittadini per un nuovo welfare diffuso: le storie del progetto Change!
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09 June 2017Da Change! elementi decisivi per avviare un ripensamento del welfare locale a partire dalle esigenze dei cittadini. Il nostro reportage da Forlì
Agli anziani di Roncadello non sarà sembrato vero sentirsi chiedere di cosa avessero bisogno per rendere più gradevole la vita in una frazione lontana qualche chilometro dal centro di Forlì. Da questo confronto con i servizi sociali della città è nata l’esigenza di realizzare un centro per anziani che da qualche tempo non sta soltanto sopperendo un bisogno di socialità che sarebbe rimasto inevaso ma soprattutto sta dimostrando l’importanza di coinvolgere le persone in ogni fase del processo di definizione dei servizi di nuova generazione.
Il percorso che Forlì sta portando avanti nell’ambito del network Urbact Change!, in collaborazione con altre città come Aarhus, Eindhoven e Riga, va proprio in questa direzione e evidenzia una volta di più quanto l’adesione alle reti del programma Urbact possa essere utile a risolvere sfide di grande attualità per i territori. In questo caso il processo di scambio con altre realtà europee impegnate nel coinvolgimento degli utenti per la creazione di un welfare innovativo e collaborativo va di pari passo con l’aggiornamento del Piano sociale e sanitario di zona, un processo partecipato che in maniera lunga e approfondita sta coinvolgendo da mesi tutti gli attori sociali della provincia con l’obiettivo di aggiornare il modo in cui si affrontano in maniera coordinata le principali criticità sociali del territorio.
In una zona che si estende a partire da Forlì e che vede una particolare concentrazione di anziani soprattutto nelle frazioni e nei piccoli centri, i bisogni in materia di benessere e salute sono particolarmente diversificati e richiedono un’azione integrata capace di recepire in maniera innovativa le richieste intercettate ogni giorno dalle diverse tipologie di operatori del sociale impegnati sul territorio.
Oggi a Forlì con il Local Group di @CHANGEurbact per confrontarsi sull'innovazione nei servizi di welfare locale pic.twitter.com/XL32binBfm
— Urbact_IT (@Urbact_IT) 31 maggio 2017
Anziani non autosufficienti, giovani, famiglie e nuovi poveri sono le priorità di un’azione che si sviluppa su 15 comuni con 190mila abitanti complessivi, coordinati dal capoluogo Forlì che sta spingendo per una gestione associata dei servizi e una maggiore pianificazione di politiche capaci di superare la tradizionale logica dei target e connettano le diverse aree di intervento con servizi integrati.
Questa tendenza, da tempo al centro del dibattito sul nuovo welfare in Italia e in Europa, si incrocia a bisogni sempre più forti emersi negli ultimi anni, come la voglia di partecipazione dei cittadini e la necessità di nuovi servizi di prossimità: fattori che rappresentano gli elementi di basi per una rigenerazione partecipata del territorio e per un’azione di collegamento tra centri e periferie, tra categorie sociali e generazioni diverse.
Everyday Activists performing constitution speeches. How to Rethink City institutions from a bottom up perspective #RethinkActivismfestival pic.twitter.com/cqJntTgkNN
— CHANGE! Aarhus (@ChangeAarhus) 5 giugno 2017
Guardare all’Europa per trarre spunti utili per l’aggiornamento di piani e strategie locali è l’obiettivo che amministrazione locale e stakeholder di Forlì stanno portando avanti con Change, anche attraverso la partecipazione a visite-studio come quella svolta di recente ad Aarhus, che ha dato il segno dell’incrocio necessario tra rigenerazione urbana, servizi di prossimità e amministrazione condivisa.
L’assessore alle politiche sociali Raoul Mosconi delinea i tratti principali dell’impegno di Forlì in un dialogo di valore internazionale, da intendersi anche come elemento di spinta per la realizzazione di nuove politiche sociali in diverse città italiane e non solo in Romagna.
In che modo il confronto con altre realtà europee può aiutare a migliorare la creazione di politiche di welfare integrato?
Innanzitutto questo confronto ci ha aiutato a capire che gli strumenti da adottare sono internazionali. A Rotterdam ho visto che per affrontare un problema tutti dispongono di una cassetta degli attrezzi del XXI secolo, con strumenti come la mappa degli stakeholder, e di un’altra cassetta degli attrezzi del secolo scorso, con le leggi e le burocrazie nazionali. Al netto del fatto che può essere più facile far partecipare un’impresa sociale, bisogna poi metterla nelle condizioni di poter avere un progetto concreto con cui confrontarsi. Per questo credo che fare uno scouting continuo dei soggetti sul territorio che possono collaborare con il comune per la creazione di un nuovo tipo di welfare diventi un elemento sempre più importante. “Imparare facendo” è la chiave per dare più valore alla fase esecutiva dei progetti che alla fase definitiva. Qui la fase esecutiva assume un’importanza strategica perché è lì che riesci a definire i dettagli del progetto e la sua realizzazione “in situazione”. Facciamo subito il parallelo tra quanto avviene in Europa e le nostre situazioni e ciò è un esercizio molto stimolante che ti offre Urbact.
Quanto può essere utile il coinvolgimento degli utenti nella definizione di un nuovo welfare più vicino ai loro bisogni?
Siamo in una regione che nel corso del tempo ha definito tutto ma ci si è resi conto che non ce la si fa più a dare lo stesso servizio a tutti, perché ci sono delle inefficienze nelle prestazioni standard. Partire dal beneficiario come co-progettatore dell’intervento è un elemento fondamentale . La misura nazionale della SIA (Sostegno all’inclusione attiva, ndr) è uno strumento molto importante a livello nazionale che riprende proprio la logica del progetto individualizzato. Questa logica, come strumento di empowerement del progetto, è un must che porta la persona che chiede aiuto ad avere un progetto per sé.
Da Forlì al resto del paese, che in comuni di piccole e grandi dimensioni vive le stesse criticità, ad esempio sul fronte delle nuove povertà e dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati: come è possibile rendere questa esperienza un modello valido altrove?
La cosa importante è che su questo modello c’è coesione politica molto forte e tra i comuni abbiamo approvato un piano di riparto, un accordo fra sindaci che ci dà grande forza politica e consente di dividere al meglio la fatica. Per sollevare un grande peso è meglio dividerlo in tanti pezzetti e lo si dà a un numero più ampio di persone, così viene distribuito meglio. Se sul tema delle nuove povertà abbiamo ad esempio dei progetti affidati a dieci gestori, ciò significa una buona capacità di coordinamento ma anche una forte generatività, che dà vita a idee nuove. Questo modello di divisione della fatica e di condivisione con il territorio si sta realizzando a Forlì nel coinvolgimento dei quartieri, organismi di partecipazione territoriale, nella realizzazione del nuovo Piano di zona partecipato, che affronterà molte delle criticità sociali presenti sul territorio.
L’esperienza di Forlì per un nuovo welfare generativo
Rendere il comune facilitatore di bisogni che emergono dal basso e favorire il miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di servizi sociali, attivando una pluralità di attori attivi sul territorio, è la priorità che da tempo sta seguendo il comune di Forlì. Un lavoro approfondito grazie a Urbact, che sta consentendo di uscire da una semplice logica di programmazione sul medio-lungo periodo ma sta favorendo l’utilizzo di dati statistici ed epidemiologici per disegnare il profilo presente e futuro della comunità. Si prova in questo modo a ragionare in maniera integrata, superando la divisione per politiche prevista dal pur avanzatissimo piano regionale dell’Emilia Romagna (che si concentra in generale su riduzione delle diseguaglianze, autonomia delle persone, partecipazione dei cittadini ed efficientamento dei servizi) bensì provando ad incrociare bisogni che emergono dal basso e particolarità del territorio in un welfare cucito su misura sui bisogni del territorio.
#Forlì nei quartieri #urbact #change Domenica 21 maggio prenota un posto @URBACT @Urbact_IT @Eddyca1 @gualminielisa @buon_vivere pic.twitter.com/PQtEfycWU4
— Raoul Mosconi (@raoulmosconi) 16 maggio 2017
L’aumento di rifugiati e richiedenti asilo presenti sul territorio e l’invecchiamento progressivo della popolazione (ogni anno a Forlì 400 persone compiono 75 anni) sono elementi che spingono verso un aggiornamento dei servizi di assistenza a partire dalla messa in rete di azioni già presenti sul territorio ma spesso sconosciute.
Ascoltare i bisogni delle persone “condominio per condominio”, come ripetuto dall’assessore Mosconi, non risponde solo a un’esigenza di presenza diffusa ma alla voglia del comune di sperimentare un coordinamento tra interventi per categorie apparentemente lontane e distanti tra loro, come i minori a rischio o i disabili, ma che rientrano necessariamente in una nuova idea di cura alla persona.
Basic succes factors for cocreation with citizens in you're city #Change #Urbact #Gdansk pic.twitter.com/FAtjMHF14y
— CHANGE! (@CHANGEurbact) 5 aprile 2017
Favorire la partecipazione civica rappresenta il filo rosso di una serie di azioni portate avanti da Forlì con l’intento di concretizzare il suo essere “città del dialogo” (nome della rete di cui la città da tempo ne fa parte) a partire dalla collaborazione tra persone e istituzioni per il miglioramento dei servizi.
Vanno in questo senso azioni diversificate tra loro come l’accordo tra i quartieri e le organizzazioni che si occupano dell’inclusione di richiedenti asilo e rifugiati, coinvolti da subito in azioni di partecipazione locale, o l’apertura delle strutture sociali accreditate con il comune per la realizzazione di servizi aperti non solo al target specifico ma a tutto il territorio (come ad esempio i centri diurni per anziani aperti anche al resto della comunità) o le assemblee in quartieri periferici e frazioni, capaci di far emergere bisogni che magari sarebbero stati comunque affrontati dal comune ma resi più chiari e condivisi proprio nel corso di tali momenti di incontro.
Realizzare azioni concrete già nel corso del progetto di produzione di un piano integrato per dare subito risposte alle urgenze che emergono dal territorio è la chiave scelta da Forlì per motivare cittadini e operatori.
Analysing the challenge of #Forli by using the problem tree method @CHANGEurbact @URBACT pic.twitter.com/RbgqxQRzp8
— CHANGE! (@CHANGEurbact) 17 novembre 2016
“Non è più un “welfare da bere” ma un welfare capace di includere le risorse già esistenti sul territorio – commenta l’assessore Mosconi – Abbiamo la necessità di non far sentire escluso nessuno degli stakeholder che stiamo coinvolgendo. Stiamo realizzando uno sportello sociale diffuso, includendo i patronati e i Caf dei sindacati, così da poter leggere al meglio il territorio e condividere nuove strategie di intervento. Se siamo capaci di coinvolgere sin da subito le persone non è più un welfare di attesa ma un welfare di iniziativa, in cui non aspettiamo più le persone ma intercettiamo in maniera diversa i loro bisogni”.
Simone d’Antonio
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