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Collaborare con i cittadini per contrastare la povertà: la ricetta di UrbInclusion per il futuro di Torino

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09 November 2018
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Focus sulle azioni di partecipazione civica per l'inclusione sociale condotte da Torino nell'ambito dell'Implementation Network UrbInclusion, che sta facilitando l'attuazione di tanti progetti attivi in città per il recupero delle periferie e la promozione di nuove forme di sviluppo economico e sociale

Nel cuore di Falchera, storico quartiere operaio della periferia torinese, l’edificio adiacente all’istituto comprensivo Leonardo Da Vinci utilizzato come mensa fino a pochi anni fa, è da tempo il cuore pulsante di una serie di attività di coinvolgimento dei giovani della zona. Falklab è riuscito a diventare un punto di riferimento per i ragazzi del territorio ed epicentro di azioni educative e di partecipazione civica che stanno gradualmente riavvicinando i ragazzi del quartiere al resto della città.
Non è un caso che sia questo uno dei soggetti ad aver aderito con maggiore entusiasmo alla proposta di stabilire dei patti di collaborazione tra amministrazione comunale e cittadini, promossa nell’ambito del progetto Co-City finanziato dal programma Urban Innovative Actions. Grazie all’accordo che le associazioni del quartiere stabiliranno con il Comune, Falklab intende risistemare gli spazi attualmente utilizzati come centro pomeridiano da giovani e adolescenti della zona, allargando le attività anche alle famiglie con organizzazione di corsi di pittura e ceramica per le donne del quartiere o di corsi di alfabetizzazione per gli stranieri.
 

 


Il processo di definizione del Patto, che vede impegnata la Rete delle Case del Quartiere nell’accompagnamento dei proponenti verso la finalizzazione della proposta da siglare con l’amministrazione comunale, sta facendo emergere tanti elementi legati alla responsabilità sul medio e lungo periodo degli interventi, condizione fondamentale affinché si possa mettere in pratica quell’accordo che prevede l’intervento finanziario del Comune con i fondi del progetto per la risistemazione di questo e altri spazi in disuso o parzialmente utilizzati. Un tema comune a tutti gli oltre sessanta Patti di collaborazione che la città si appresta a siglare e mettere in pratica nei prossimi mesi, sviluppando nel contempo una serie di approcci innovativi in fatto di governance collaborativa emersi anche attraverso il confronto degli elementi più critici, come i profili di responsabilità o la differenza tra questa tipologia di utilizzo dei beni comuni e le normali concessioni, discussi con altre città italiane come Bologna, Reggio Emilia, Verona, Latina e Napoli coinvolte in questi mesi nelle attività del Gruppo di lavoro su beni comuni e partecipazione civica promosso dall’Anci.

 

 

 

 


L’attuazione degli interventi promossi nell’ambito di Co-City e di altre strategie urbane sul contrasto alla poverta e l’inclusione sociale, come il progetto AxTO, viene sostenuta anche dall’azione che Torino sta portando avanti con il network URBACT UrbInclusion, che sta mettendo in rete, fra le altre, città europee come Barcellona, Napoli, Cracovia, Glasgow, Copenaghen e Torino impegnate nell’implementazione di piani e strategie in materia di inclusione sociale. Il tema, quanto mai sensibile in questo momento storico, viene declinato in maniera profondamente diversa dalle diverse città ma trova a Torino un inedito legame con tutto quel solido background sviluppato dalla città sui temi dell’innovazione sociale e della partecipazione civica sviluppati grazie alla partecipazione ripetuta a reti e progetti, Horizon 2020, URBACT e Urban Innovative Actions.

 

 

 

 

 

 


Le iniziative e i luoghi dell’innovazione aperti e affermatisi nel corso degli ultimi anni in città come hub di conoscenze e saperi che travalicano i confini del capoluogo piemontese, come ad esempio Open Incet e l’Istituto italiano sui Sistemi territoriali per l’innovazione, sono stati coinvolti attivamente nel lavoro di confronto con esperti italiani ed europei, innovatori e società civile del territorio che hanno reso le azioni locali del network una piattaforma di conoscenze utili per affrontare i nodi più controversi legati all’attuazione dei progetti di inclusione sociale, non solo sul territorio ma anche in Italia.

 

 

 

 

 

 


La definizione di modelli di governance collaborativa e di forme integrate di gestione dei servizi rimanda alla necessità di aprire una riflessione su come utilizzare al meglio gli strumenti normativi esistenti, a partire dallo strumento delle concessioni che ha regolato per decenni il rapporto con le associazioni del territorio, per evolvere verso modelli capaci di promuovere allo stesso tempo partecipazione civica e un nuovo welfare di comunità. La riflessione promossa da Co-City sulle modalità di riutilizzo di edifici dismessi o parzialmente in disuso costituisce il punto di partenza per un approfondimento sul tema dei beni comuni e sulle forme che regolano la partecipazione attiva dei cittadini, intesa nell’esperienza torinese non solo come segno di vitalità civica ma come elemento centrale di nuove forme di sviluppo economico collaborativo.
La creazione grazie a Co-City di nuove Case del quartiere, contenitori di progetti e azioni già attivi in diverse zone periferiche della città, si incrocia alla necessità di renderli attivatori di imprenditoria sociale capaci di favorire almeno in parte il contrasto alla povertà nelle periferie e la creazione di nuova e migliore occupazione. Le attività di collaborazione civica e di imprenditoria sociale diventano così a loro volta beni comuni da tutelare e da promuovere in una nuova logica di relazione tra pubblico e comunità.

 

 

 

 

 

 


Strutturare un nuovo tipo di relazione tra cittadini e amministrazioni, rendendo queste modalità di utilizzo dei beni comuni capaci di produrre impatti più profondi sul territorio rispetto ad altre formule sperimentate in precedenza appare come il punto d’arrivo di un processo che vede nella definizione di regole e procedure più flessibili ma chiare per la pubblica amministrazione e nella valorizzazione delle competenze di chi lavora ai progetti, sia sul fronte pubblico che privato, degli elementi fondamentali per dare solidità all’impianto che si sta definendo negli ultimi mesi.

 

 

 

 

 

 


Torino si pone come un potente laboratorio di innovazione amministrativa e di pratiche, come dimostrato anche dalla vivacità del confronto tra i protagonisti dell’URBACT Local Group, che ha allargato il campo verso esperienze di innovazione sociale e inclusione sociale da altre città italiane ed europeo, con focus specifici dedicati al riuso di spazi e strutture dismesse (elemento comune a numerosi progetti in corso in città) e alla facilitazione delle attività economiche e produttive in un contesto di economia sociale.
Gli spunti sviluppati nel corso del network, che si incrocia temporalmente e contenutisticamente anche con le attività del Transfer Network Innovator dedicato al trasferimento del modello di competizione tra dipendenti comunali come forma di innovazione continua, condivisa e diffusa della pubblica amministrazione, stanno contribuendo ad allargare il campo di visione dei singoli progetti, inserendoli in un quadro strategico più ampio coerente con i bisogni della città.

 

 


L’attenzione alle periferie e a nuove forme collaborative di sviluppo sociale ed economico rappresentano le priorità su cui la città è impegnata per ridurre i divari e fare inclusione in maniera ampia e diffusa. Se è vero che l’innovazione è possibile solo se si parte dalle sfide realmente condivise dalla comunità, il mix di strumenti e pianificazioni in corso a Torino restituisce l’immagine di una città in cerca di una nuova identità, capace di non lasciare indietro nessuno a partire da quel connubio tra elementi innovativi, sul fronte della ricerca e della tecnologia, e tradizionali sul fronte del recupero di forme di socialità e spirito di comunità.
Accompagnare i diversi mondi che compongono la società civile ad assumersi questo rischio di impegnarsi in prima persona ma nel quadro di un contesto vivace e generativo di ulteriori forme di innovazione è il compito che l’amministrazione di Torino si è impegnata a rispettare anche grazie a quei network internazionali, come URBACT e Urban Innovative Actions, che hanno posizionato sempre di più la città sulla mappa internazionale delle città innovative.

 

 

 

 

Simone d’Antonio