Città e cultura: la lezione delle città italiane
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28 July 2017Con l’Unione Europea si sta preparando al 2018, Anno europeo della Cultura, Simone d’Antonio ci porta come esempio tre città italiane per esplorare alcuni dei vari ruoli che la cultura può assumere per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile.
Camminando tra le strade del centro di Mantova o entrando nella biblioteca pubblica San Giorgio di Pistoia, si percepiscono le diverse dimensioni dell’impatto che la cultura ha avuto sulle città italiane. Dai gruppi di turisti che visitano Mantova, agli studenti e residenti più anziani che si incontrano durante gli eventi culturali organizzati presso un innovativo spazio pubblico che sta nascendo a Pistoia, esistono molti esempi concreti di come l’accesso alla cultura possa essere diversificato e perché sia necessario adottare un approccio integrato e collaborativo.
In un paese dove il guadagno annuale proveniente dal settore culturale (includendo arte, musei e siti storici) è pari a 100 milioni di euro, superare il classico approccio di conservazione del patrimonio culturale e architettonico è la principale sfida per le città italiane di piccole-medie dimensioni, che rappresentano un terreno più fertile per testare nuove politiche e interventi. Molte di loro stanno mettendo a confronto le proprie strategie con le altre città europee all’interno di un quadro più ampio quale quello dei network e di iniziative a livello europeo.
Come Mantova sta mettendo assieme cultura e rigenerazione urbana
Uno di questi esempi è Mantova, partner del network URBACT INT-HERIT, volto a rivitalizzare il patrimonio culturale locale. La connessione tra cultura e sviluppo urbano è l’elemento chiave della strategia locale sviluppata nel corso del 2016, anno in cui Mantova fu nominata Capitale Italiana della Cultura. Il coinvolgimento attivo di cittadini e stakeholders nella fase di implementazione del piano, caratterizzata da attività di costruzione della comunità e promozione del contesto urbano è decisivo a Mantova, in modo tale da promuovere la cultura come un positivo e inclusivo strumento pilota di sviluppo con un diretto impatto nella creazione di servizi e infrastrutture locali più efficienti.
Mentre la città sta cercando dei nuovi indicatori per valutare l’impatto del turismo sul contesto locale, i dati relativi al 2016 dimostrano non solo un aumento del 20% nei flussi turistici, ma anche un aumento del numero di residenti coinvolti come partecipanti o volontari negli eventi culturali, ospitati dalla città di Mantova (il Festival della Letteratura e il Mantova Music Chamber Festival sono tra i più importanti eventi di questo genere).
Pistoia: da capitale della cultura a capitale culturale per il cambiamento della città
“La Cultura è una importante risorsa di lavoro. Una buona governance può attrarre nuovi investitori nelle città, ma tutti i vari stakeholders del settore devono essere coinvolti al fine di definire politiche innovative per lo sviluppo urbano” ha affermato Claudio Bocci, Presidente di Federculture, durante la conferenza nazionale sul patrimonio culturale e sul turismo, tenutasi lo scorso 5 luglio 2017 presso L’Aquila. La collaborazione con un numero esteso di soggetti è al centro della strategia adottata da Pistoia, Capitale italiana della Cultura del 2017, trattandosi di una delle città che maggiormente investe sulla cultura, circa il 5% del budget municipale.
“La città ha deciso di dotarsi di una politica culturale diretta non soltanto alla cultura, ma anche per far sì che la cultura divenga l’asse portante delle attuali e future strategie di sviluppo urbano” ha dichiarato Giuseppe Gherbelli, project manager di Pistoia 2017. Un esempio di questo approccio è il piano di rigenerazione di un vecchio ospedale chiamato “Il Ceppo”, costruito nel centro della città nel XIII secolo e abbandonato nel 2013. La struttura sarà gradualmente trasformata in un innovativo centro di comunità, che ospiterà eventi culturali e istituzioni, un Urban Centre aperto al pubblico per discutere di rigenerazione urbana, così come attività di formazione e co-working.
La cultura sarà il file rouge di questa azione di rigenerazione, da considerare come una eredità del dibattito favorito dal titolo di Capitale della Cultura. A partire dalla prima fase della candidatura, diverse istituzioni locali (come il Municipio, la Provincia e la Regione, così come la Camera di Commercio, la banca locale e la la Diocesi Cattolica locale) hanno deciso di portare avanti una strategia di sviluppo comune, con al centro il patrimonio culturale e le strutture da rigenerare nel medio-lungo termine.
Una cittadinanza culturale temporanea per i turisti per lo sviluppo collaborativo della città di Matera
Nelle città che hanno ottenuto la nomina di Capitali della Cultura europea o nazionale, grandi eventi ed esibizioni sono stati la parte più visibile di un vasto programma mirato a ridisegnare la città del futuro su nuove basi ed esperienze. È esattamente ciò che la città del Sud Italia Matera, Capitale europea della Cultura 2009, sta facendo, creando una rete di contatti con le precedenti Capitali della Cultura, così da costruire sul valore aggiunto delle esperienze passate, e iniziare a pianificare le future strategie urbane.
“La vera sfida per noi non è ciò che accadrà nel 2019, ma nel 2020” ha dichiarato Emmanuele Curti, archeologo e membro del Comitato organizzativo 2019. “L’obiettivo è quello di creare solide basi affinché il nostro impegno per rendere la crescita culturale e turistica sia sostenibile per la città, dove la cultura non ha svolto storicamente un ruolo centrale nel dibattito locale.”
Fare della città dei Sassi e delle Chiese Rupestri (considerate parte del Patrimonio culturale dell’UNESCO a partire dal 1993) un laboratorio vivente di soluzioni da sviluppare in collaborazione con i residenti e i turisti, considerati cittadini temporanei, è l’obiettivo del Comitato organizzativo Matera 2019, al fine di promuovere un turismo sostenibile basato su attività culturali, aperte ai residenti e ai turisti.
La creazione di un nuovo senso di comunità può contribuire a far sentire i residenti parte delle strategie culturali, in particolar modo nelle città di piccole-medie dimensioni, che hanno dimostrato in Italia di essere attive come le grandi. Idee e pratiche di innovazione culturale possono “creare un ecosistema in delle comunità più piccole più facilmente che nelle grandi città” sostiene Curti.
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