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Cinque punti-chiave sulle città verso il 2030 emersi dal World Urban Forum di Kuala Lumpur

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06 March 2018
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Reportage da Kuala Lumpur, alla scoperta degli elementi innovativi emersi nel corso del principale evento dedicato alle città organizzato da UN-Habitat

Kuala Lumpur ci accoglie con una raffica di lavori in corso che nei quartieri del centro storico rendono la circolazione ancora più complicata di quanto non lo sia già normalmente in questa città dove ogni giorno transitano circa 4 milioni di veicoli. Gli ultimi ritocchi prima dell’inizio della nona edizione del World Urban Forum si concentrano soprattutto sui tanti angoli del centro trasformati grazie a installazioni temporanee che ricreano panchine, biblioteche di strada, case verticali, spazi verdi: un villaggio di soluzioni innovative create da architetti e designer locali che hanno approfittato dell’occasione offerta dal principale evento globale sulle città per disegnare possibili soluzioni alle sfide poste da una rapida e spesso incontrollata urbanizzazione, in Malesia come nel resto dei cosiddetti paesi del Global South. L’ennesimo filo rosso che lega Habitat III svolto a Quito nell’ottobre 2016 all’appuntamento di Kuala Lumpur, che ha rappresentato il primo momento di riflessione collettiva su come mettere in pratica gli impegni della Nuova Agenda Urbana, con l’obiettivo di renderlo “un documento vibrante, intenso, carico di significato e non solo un pezzo di carta” come ha ricordato il già vice direttore esecutivo Kumaresh Misra.

 

 


A differenza delle edizioni precedenti del Forum che negli ultimi anni ha fatto tappa anche a Napoli e Medellin, a Kuala Lumpur il dibattito promosso dalle sessioni plenarie e dalle centinaia di training ed eventi a latere non ha costituito solo una riflessione generale sul futuro delle città ma un netto passo in avanti verso una nuova governance del processo di attuazione degli impegni assunti dagli Stati dei cinque continenti, con la consapevolezza che un ruolo sempre più significativo deve essere svolto, pur su due fronti completamente diversi, da città e organizzazioni internazionali: due livelli apparentemente lontani ma che possono dare contenuti e concretezza a impegni che si legano ai Sustainable Development Goals come alla vita quotidiana delle nostre piazze e dei nostri quartieri.
 

 


Le tante esperienze raccontate da una pluralità di soggetti presenti a Kuala Lumpur hanno fornito il proprio pezzo di soluzione alla sfida dell’attuazione della Nuova Agenda Urbana, sintetizzate in un documento finale che riafferma la necessità di favorire lo scambio di buone pratiche e la condivisione di soluzioni innovative per rendere le città più sostenibili, sicure e inclusive.
 

 

 

 

 

 


I principali elementi di innovazione emersi dall’evento sono riassumibili in cinque lezioni che ci portiamo a casa dal World Urban Forum di Kuala Lumpur, che sarà importante tenere a mente nei due anni che ci separano dalla prossima edizione del Forum previsto per il 2020 ad Abu Dhabi: ventiquattro mesi decisivi per mettere le basi all’attuazione di impegni e temi concreti che dalla Nuova Agenda Urbana globale si ripercuotono sulle politiche urbane regionali e nazionali, oltre che sulla vita delle nostre città.

1) La cooperazione tra città come elemento fondamentale per un’Agenda urbana condivisa

Se a Quito l’azione dei governi urbani era rimasta volutamente sullo sfondo per lasciar spazio al dialogo intergovernativo e alle posizioni degli Stati membri dell’Onu, più o meno a favore di un impegno diretto verso l’innovazione più che sui temi della prosperità, a Kuala Lumpur è riemersa forte la necessità di dare più forza alle città nel definire temi e approcci al centro di azioni di scambio che possano realmente favorire la messa in comune di buone pratiche e la realizzazione di piani e politiche urbane più integrate e aderenti ai bisogni di chi vive nelle città. Vanno in questa direzione International Urban Cooperation della Commissione europea e altre iniziative globali che si preparano a ridare protagonismo ai sindaci nella definizione di politiche innovative e di nuove forme di diplomazia urbana capaci di mettere al centro del dibattito interventi e azioni concrete, sia a livello infrastrutturale che finanziario ed economico. Un nuovo patto fra città che può costituire un elemento originale rispetto a quanto emerso poco più di 14 mesi da in Ecuador.
 

 


2) Il rinnovato protagonismo dell’Europa su scala globale

URBACT, Urban Innovative Actions e International Urban Cooperation sono i programmi che la Commissione europea ha presentato alla platea globale nei diversi eventi a latere del World Urban Forum come possibili soluzioni per realizzare politiche integrate e sostenibili di qualità a partire dal coinvolgimento degli attori economici e sociali attivi sui territori. Dagli scambi di Mannheim con Chongching che hanno aperto la strada a nuove collaborazioni tra le imprese delle rispettive città, alle tante reti URBACT che affrontano i temi della rigenerazione urbana o della mobilità sostenibile, come 2nd Chance e Interactive Cities menzionate come esempio nel corso dell’evento a latere organizzato dal National Point italiano. Il forte interesse di organizzazioni internazionali e rappresentanti di città di tutto il mondo, in particolare asiatiche, verso tali strumenti offre una nuova luce sull’impegno europeo nel consesso globale. Non solo promotori di buone pratiche ma di metodologie di governance locale e multilivello capaci di fare scuola in vista dei prossimi appuntamenti cruciali: l’avvio del nuovo periodo di politica di coesione, che non potrà non tenere conto dell’innovatività di tali strumenti e del contributo decisivo che offrono al raggiungimento degli obiettivi globale posti da SDG e Nuova Agenda Urbana, ma anche il World Urban Forum 2020 di Abu Dhabi, che rappresenta il prossimo momento di verifica del mantenimento degli impegni assunti dagli Stati con la Nuova Agenda Urbana.
 

 


3) Le città che innovano stanno già attuando la Nuova Agenda Urbana

Se formalmente l’adozione della Nuova Agenda Urbana è affidata principalmente agli Stati, che hanno il compito di definire e attuare politiche urbane inclusive capaci di recepire tutti i principi chiave del documento adottato a Quito nell’ottobre 2016, tocca ai sindaci tradurre in azioni concrete quelli che al momento sono impegni presenti solo su carta. Il tema della “popolarizzazione” della Nuova Agenda Urbana, ovvero di come inserirla davvero al centro del dibattito dei rispettivi paesi, può essere integrato o persino superato da quelle azioni e progetti innovativi che nelle città dei quattro angoli del pianeta stanno promuovendo un’urbanizzazione sostenibile, la partecipazione civica, il dialogo tra diversi livelli istituzionali. Gli esempi di successo forniti dalle città che aderiscono alle reti di URBACT dimostrano quanto sia necessario ripartire proprio da azioni e progetti di qualità, elaborati grazie al confronto con cittadini e stakeholder locali, per delineare una mappa dell’innovazione urbana globale, un catalogo di progetti che possano servire da esempio a medie e grandi città nel mondo. Il ruolo propulsivo dei governi locali nell’implementare la Nuova Agenda Urbana nell’azione amministrativa di ogni giorno restituisce forza alle città nell’elaborazione di agende urbane regionali ed europee che si ricolleghino alle esigenze reali di chi vive in piazze e quartieri delle nostre città.
 

 

4) Un nuovo ruolo per le organizzazioni attive nelle città

Come suggerito dall’esperienza delle città attive nei network URBACT, le autorità locali stanno sempre di più ridefinendo il proprio ruolo di aggregatori di saperi, visioni e pratiche che si sviluppano nelle città a partire dalla collaborazione con stakeholder, innovatori e cittadini che promuovono forme di sviluppo urbano sostenibile e partecipazione diffusa alle scelte riguardanti il futuro delle città. Tale principio non può che riverberarsi sul modo in cui si crea quella cultura della creatività e dell’innovazione decisiva anche per l’attuazione della Nuova Agenda Urbana, come ricordato dalla Dichiarazione finale del World Urban Forum sulle città nel 2030. Le tante esperienze di attivismo civico presentate nel corso del forum, dalla riqualificazione degli spazi pubblici a Lima alla rivitalizzazione degli slum in Africa o alla realizzazione di politiche di mobilità sostenibile a Kuala Lumpur e nelle altre metropoli asiatiche, testimoniano il ruolo fondamentale che le grassroot organization detengono per favorire nuove forme di collaborazione tra governi nazionali e locali con le dimensioni di quartiere che in molti casi sperimentano nuove forme di urbanità funzionali al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla Nuova Agenda Urbana.
 

 


5) L’impatto positivo dei grandi eventi urbani sulle città che li ospitano

Dopo Habitat III a Quito, il World Urban Forum ha di nuovo acceso i riflettori su una realtà urbana come Kuala Lumpur significativa ma periferica rispetto al dibattito urbano della parte del mondo in cui è posizionata. Se a dominare il dibattito urbano asiatico è la gestione delle megacittà in espansione (come in Cina) o in via di transizione verso nuove forme di sviluppo urbano (come ad esempio in Vietnam), da Kuala Lumpur emergono nel corso dell’evento una serie di soluzioni su come coniugare espansione e vivibilità, tutela del patrimonio urbano a innovazione in settori chiave come l’housing e la mobilità. La realizzazione di un percorso ciclabile di 14 chilometri che circonda e collega il centro storico delle città, con i suoi edifici coloniali e le sue piazze riqualificate di recente, e i grattacieli del distretto moderno che arriva fino alle Petronas Tower e al Convention Centre che ha ospitato il Forum, rappresenta un’eredità permanente dell’evento ma anche il frutto dell’impegno di attivisti e pianificatori urbani che hanno collaborato negli ultimi anni per disegnare mappe partecipate e soluzioni alternative di mobilità. In vista del prossimo World Urban Forum, previsto per il 2020 ad Abu Dhabi, un segnale di ottimismo sul ruolo che appuntamenti regionali e internazionali possono avere come spinta a interventi innovativi e politiche urbane capaci daò basso di rendere la Nuova Agenda Urbana più vicina alle esigenze reali delle persone. Come ha ricordato il nuovo direttore esecutivo di UN-Habitat Maimunah Modh Sharif, ex sindaco di Penang, l’urbanizzazione è un processo che non si realizza solo con la costruzione di nuovi grattacieli ma assicurando una migliore qualità della vita a cittadini e attori urbani.
 

 

 

 


Simone d’Antonio