You are here

Cinque cose che ci portiamo a casa dall’URBACT Campus di Torino

Edited on

14 June 2019
Read time: 3 minutes

Con l’URBACT Campus di Sofia va concludendosi la serie di appuntamenti formativi dedicati a amministratori, funzionari e stakeholder delle città coinvolte nei Transfer Network. Diamo uno sguardo agli elementi principali emersi dal Campus italiano, svoltosi a Torino il 21 e 22 maggio


 

La prima cosa che colpisce di un’esperienza come l’URBACT Campus di Torino è come dopo due giorni di lavoro di gruppo i rappresentanti delle città presenti sembrava lavorassero assieme da anni. Non è una sensazione rara da avvertire quando si partecipa a uno degli eventi formativi di URBACT, come una Summer University o un training nazionale, e non è neanche merito della presenza di alcune delle persone da più tempo impegnate nelle reti di URBACT.
Per chi come noi gestisce da tempo le attività del Punto nazionale di URBACT per l’Italia, è sempre una sfida riuscire a coinvolgere persone e città nuove in una comunità che cerca di trovare soluzioni condivise e che si considera tra le principali “frontrunner” dell’innovazione amministrativa in Italia. La due giorni di attività del Campus di Torino ha confermato quanto fare rete a livello nazionale possa completare l’azione condotta nell’ambito dei network URBACT su scala europea e locale, mettendo in luce esperienze ed approcci che possono essere trasferiti e replicati da amministrazioni che vivono ogni giorno gli stessi problemi e affrontano le stesse sfide.
Qui di seguito cinque punti emersi dal confronto tra le città avvenuto nei tavoli di lavoro e nelle attività interattive che, a partire dalle azioni previste nei Transfer network, fa emergere un modo innovativo di pianificare lo sviluppo dei contesti urbani sul medio e lungo periodo, con un occhio rivolto al nuovo periodo di programmazione europea.
 

Dal metodo alle azioni, verso una reale condivisione dell’approccio integrato

Sebbene il metodo URBACT rappresenti uno degli elementi di fondo maggiormente condivisi dalle città partecipanti alle diverse edizioni del programma, approfondire in che modo si realizza una vera politica di sviluppo urbano integrato costituisce sempre un punto importante per capire come ci si posiziona rispetto alle altre città a livello nazionale ed europeo.
Il Campus ha offerto suggerimenti utili su come rendere l’azione condotta nei Transfer network un campo effettivo di sperimentazione di un nuovo modello di governance. Dal coinvolgimento attivo della politica alla definizione di politiche intersettoriali e capaci di abbinare investimenti hard e soft, gli ingredienti principali dell’approccio integrato sono stati al centro di un momento di autovalutazione da parte dei partecipanti e di un confronto franco e aperto tra i partecipanti tra le città: un dialogo che ha fatto emergere dall’esperienza concreta dei contesti urbani, in particolare quelli attivi da più tempo in URBACT, come sia possibile passare dalla sperimentazione all’inclusione del metodo URBACT nell’azione quotidiana di un’amministrazione.

 


Fare squadra nell’amministrazione e con il territorio


La riflessione condivisa sui principali ostacoli al processo di trasferimento delle pratiche al centro dell’azione dei Transfer Network si è trasformata in un momento di confronto sul ruolo dei diversi attori locali coinvolti e sulla necessità di attrezzare al meglio le amministrazioni a superare le difficoltà sia interne alla PA che esterne.

“Andare avanti comunque” è il motto che emerge al termine di una sessione fatta di giochi di ruolo e tavoli di confronto, che fanno emergere quanto lo sviluppo della rete di relazioni sul territorio, l’ascolto, la collaborazione, l’apprendimento continuo e il pensiero laterale consentano, se ben dosati, di trovare soluzioni efficaci anche nei casi più difficili.
La condivisione di problematiche simili e un approccio realista ma orientato alle soluzioni lascia la sensazione nei partecipanti che “si può fare”, che i Transfer network sono un punto di partenza e non di arrivo per la definizione di politiche partecipate che segnalino ad amministrazioni e territori la direzione da seguire, soprattutto in termini di condivisione delle priorità, sul medio e lungo periodo.


Il racconto delle esperienze come chiave per il posizionamento strategico

La condivisione reciproca dei temi e delle buone pratiche italiane ed europee trasferite nell’ambito dei network URBACT ha fornito spunti inediti di riflessione sia a città che portano avanti temi complementari, che a realtà impegnate su temi completamente diversi ma che possono beneficiare di un approccio, di un’azione in particolare, di una forma di organizzazione interna sperimentata da un’altra città.
Nel corso della due giorni i rappresentanti delle città italiane coinvolte nei Transfer network hanno presentato con i poster e il test degli strumenti di condivisione (vox pop e transfer diaries) il valore aggiunto che le buone pratiche stanno avendo e avranno sui territori.
La lezione appresa è che non si comunica mai abbastanza, che queste storie di innovazione nate dal basso e dall’impegno di amministratori, funzionari e stakeholder attivi meritano di essere al centro di un più ampio lavoro di condivisione, anche bilaterale, fra le città. Il focus sugli strumenti scelti dal Segretariato del programma per rappresentare il viaggio condotto dalle città partecipanti ai network si abbina alla richiesta sempre più forte delle città di sfruttare ogni occasione e strumento possibile, dagli incontri in presenza alle visite bilaterali fra città italiane fino all’utilizzo collaborativo degli strumenti di comunicazione, per condividere il valore aggiunto delle esperienze delle altre città partecipanti alla community URBACT italiana.

Bilanciare al meglio le diverse fonti di finanziamento per la realizzazione delle azioni

L’approfondimento sugli strumenti di finanziamento offerti da fondazioni bancarie e di impresa e sui piani integrati per l’innovazione condotti da Torino e Milano ha costituito uno dei passaggi più apprezzati dell’intero Campus, dimostrando la sete di conoscenze su un tema come quello del supporto finanziario innovativo all’attuazione delle azioni emerse dai progetti URBACT.
La capacità di città come Torino e Milano di delineare una strategia complessiva di promozione dell’innovazione sociale e tecnologica, attingendo in maniera varia a tutti gli strumenti sia pubblici che privati disponibili, ha fatto emergere quanto la diversificazione delle fonti di finanziamento non possa essere mai lasciata al caso ma vada considerata come un elemento di fondo se si vuole realizzare concretamente pratiche e azioni condivise con cittadini e stakeholder nell’ambito di URBACT. Il focus sulle modalità di funzionamento delle fondazioni bancarie e di impresa, nonché dei bandi e dei progetti di partnership spesso avviati in collaborazione con le amministrazioni pubbliche, ha fatto emergere spunti e suggerimenti utili per le città che intendono relazionarsi al meglio con alcuni dei soggetti più dinamici a supporto delle strategie di crescita del territorio.
 

La potenza dei luoghi di aggregazione per favorire la crescita urbana

L’URBACT Campus ha consentito ai partecipanti provenienti da tutta Italia di confrontarsi anche con le contraddizioni di un quartiere complesso della periferia torinese come Barriera di Milano, dove però si avverte in maniera plastica come la collaborazione tra attori diversi possa far emergere nuove traiettorie di sviluppo e di contrasto al degrado.
La molteplicità di funzioni di uno spazio come Incet, che ospita dal centro di open innovation alla falegnameria sociale fino a spazi di coworking e uno spazio polifunzionale dedicato al gusto, dimostra come un’ex fabbrica di cavi, abbandonata per decenni, possa costituire un catalizzatore di energie capaci di riposizionare il quartiere nell’ecosistema dell’innovazione cittadina e metropolitana.
Allo stesso modo, le esperienze virtuose di Via Baltea e della Casa del Quartiere dei Bagni pubblici di Via Agliè, al centro della study visit finale, dimostrano come il riuso condiviso di strutture dismesse (come Via Baltea che oggi ospita una pluralità di esperienze dal panificio fino alla scuola di jazz) o di spazi di accoglienza ed inclusione (come i Bagni ancora oggi utilizzati dagli abitanti del quartiere) possa favorire la coesione sociale in modo innovativo, creando opportunità di impresa sociale e ridando nuove prospettive a un intero pezzo di città.