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Cesena e il modello Agri-Urban: agricoltura e innovazione per la crescita urbana sostenibile

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13 July 2017
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Viaggio tra le esperienze di promozione dell’agricoltura sostenibile nella città romagnola coinvolta nella rete Urbact dedicata ai temi della sostenibilità alimentare e della filiera corta

L’aria rilassata di fine anno scolastico pervade l’aula magna dell’Istituto tecnico agrario Garibaldi- Da Vinci, dove un centinaio di studenti sono accorsi per ascoltare le storie di chi ha scelto di fare impresa innovativa a Cesena a partire da una delle risorse caratteristiche dell’economica locale, ovvero l’agricoltura. Basta infatti allontanarsi pochi chilometri dal centro di Cesena per capire quanto la terra abbia rappresentato storicamente un elemento di crescita per il territorio. Non serve arrivare fino alle colline che circondano la città ma è sufficiente percorrere i viali e le strutture di uno degli istituti agrari più antichi della regione, che ha formato generazioni di occupati nel settore dell’agricoltura, stabilendo nel corso dei decenni un rapporto sempre più forte con le imprese del territorio.
Non è un caso che Cesena abbia scelto proprio il tema dell’agricoltura per proseguire con la partecipazione al network Agri-Urban il lavoro svolto con le edizioni precedenti di Urbact sul tema dell’imprenditoria giovanile innovativa (in particolare con il network JobTown). La vitalità delle startup del territorio attive sul tema e l’attenzione sempre più forte dei giovani del territorio verso le opportunità offerte dall’agricoltura innovativa offrono nuove chiavi di lettura per lo sviluppo futuro di un comparto che punta su qualità, filiera corta e riuso di spazi abbandonati per stabilire un nuovo patto sociale basato sulla sostenibilità.

 


L’aumento delle iscrizioni all’Istituto agrario registrato negli ultimi anni rappresenta la testimonianza più forte del buon funzionamento di quell’ecosistema che lega mondo della conoscenza e dell’impresa a Cesena, creando sinergie fra gli attori già a partire dai tanti studenti che alternano formazione ad attività lavorativa nel corso del loro percorso di studi. Ne parliamo con Camillo Giorgi, preside dell’Istituto tecnico agrario Garibaldi-Da Vinci.
Come mai è aumentato in modo significativo negli ultimi anni il numero di iscritti all’istituto agrario?
"Questo è un fenomeno che ha riguardato molti istituti agrari dell’Emilia Romagna mentre nel resto d’Italia è avvenuto il contrario. Al momento abbiamo 850 allievi in 39 classi e siamo davvero al limite della nostra capienza. Ciò è dovuto all’attenzione sempre più forte verso il tema dell’ambiente e delle modalità sostenibili di coltivazione. Il nostro è un piccolo campus aperto dal 1882 vicino alla città e questo format attrae molto, come avviene anche in strutture simili nel resto della regione. Siamo inoltre azienda agricola e facciamo vendita diretta di frutta e verdura a chilometro zero".
In che modo si sviluppa il dialogo tra un’istituto come il vostro e il contesto urbano in cui è inserito?
"C’è un bel rapporto con il Comune, che ci ha aiutato anche a recuperare in tempi record l’ex casa del preside, inserita in questo complesso scolastico, che la scorsa estate abbiamo trasformato in uffici, nonostante la competenza dell’intervento fosse della Provincia. Per quanto riguarda il rapporto con le imprese anch’esso ci è stato utile, ad esempio nel caso della Orogel, per finanziare questo tipo di intervento di recupero ma è importante per una scuola come la nostra anche mettere a disposizione i locali per eventi pubblici, ad esempio scambi con delegazioni straniere, e sapere di poter contare sul Comune".
Che tipo di supporto può venire dalla collaborazione con la città?
"Sicuramente dal confronto con realtà come CesenaLab, promosso dal comune, può provenire un servizio importante per avviare nuove attività. Come scuola diamo visibilità a tali iniziative che consentono ai nostri ragazzi di accumulare conoscenze importanti. Il rapporto con le aziende del territorio è anch’esso molto forte e ciò consente nel periodo estivo a 260 ragazzi di fare degli stage presso le imprese, usufruendo di borse di studio di 500 euro. Ciò li aiuta a rendersi conto di come funziona il mondo del lavoro e a capire se un certo tipo di mansione gli piace ma allo stesso tempo consente alle imprese di conoscere ragazzi che un giorno diventeranno loro dipendenti. Questo rapporto molto forte con il territorio è manifestato sia dalla relazione costante che abbiamo con le grandi imprese basate a Cesena, come la Orogel o la Amadori o ancora con il distretto sementiero, ma anche con le piccole imprese e di certo non è facile riuscire ad essere in contatto con entrambi i livelli. Spesso i figli dei titolari di queste aziende sono nostri studenti e questo facilita sicuramente il rapporto.
Il miglioramento delle competenze digitali e organizzative degli studenti del territorio è la priorità di Cesena Lab, l’incubatore di startup sostenuto dal comune, che negli ultimi anni ha sostenuto la nascita di imprese giovani nel settore dell’agricoltura sostenibile, offrendo spazi e assistenza".

 

Partire da idee semplici per risolvere problemi e bisogni di imprese e consumatori: la creazione di nuove opportunità nel settore dell’agricoltura parte dal sostegno alla creatività che spesso si esprime proprio tra i banchi di scuola. È il caso di Emanuele, ex studente dell’istituto agrario locale che ha messo su Ortiamo, sistema di adozione di orti rivolto a consumatori attenti verso l’agricoltura biologica e sostenibile. A partire dal sito http://www.ortiamo.it/it/progetto/fattori.do è possibile “adottare” un pezzo di terra che viene coltivato ogni giorno nella zona di Rio Marano da Emanuele e dal suo socio Giovanni, che ogni settimana consegnano a domicilio i prodotti dell’orto. “Con questa attività agricola stiamo creando una nuova idea di agricoltura, non solo in termini di produzione ma anche educativa e culturale, che fa vedere ai clienti l’impegno che c’è ogni giorno nel coltivare quanto arriva sulla tavola”.

 


Ridurre la distanza tra il produttore e il consumatore finale è anche l’obiettivo di Season Eat, altra startup incubata al Cesena Lab, che consegna a domicilio frutta e verdura di stagione prodotta dai coltivatori del territorio. Con oltre 2000 iscritti al servizio, Season Eat sta cambiando il mondo di consumare frutta e verdura per numerose famiglie del territorio, offrendo prodotti di qualità rispettandone la stagionalità e favorendo la tracciabilità dei prodotti. I social media risultano decisivi nella promozione di questo nuovo sistema di consegna e di consumo: sulla pagina Facebook di Season Eat vengono promossi ogni giorni i prodotti e i produttori, favorendo una maggiore visibilità per le aziende agricole del territorio.

Dal confronto con le altre piccole e medie città di Agri-Urban, quasi tutte famose nel proprio paese per specifiche filiere produttive o per particolari politiche di promozione della sostenibilità alimentare (come nel caso di Sodertalje, che ha promosso l’utilizzo di produzioni biologiche nelle mense scolastiche) emerge sempre di più quanto siano proprio i giovani a lanciare le idee più innovative e disruptive per cambiare il settore dell’agricoltura e renderlo elemento di crescita per l’intero territorio.
Favorire il rapporto tra imprese giovani e grandi aziende presenti sul territorio, ma anche ripensare i canali di distribuzione e di vendita delle produzioni agricole, con l’organizzazione di nuovi momenti di aggregazione come i farmers market serali. Dal confronto con gli attori coinvolti nel Local Group di Agri-Urban a Cesena stimoli importanti per ripensare all’agricoltura e alle politiche alimentari come elemento trasversale di rilancio dell’economia e del benessere in città, come spiega l’assessore alla sostenibilità ambientale e all’Europa Francesca Lucchi.

Su cosa avete scelto di focalizzarvi con Agri-Urban e come si inserisce in un percorso più generale di supporto alla creazione di nuove economie sul territorio?
Il contesto su cui abbiamo scelto di concentrarci è quello del sostegno all’imprenditoria. Investiamo molto su Cesena Lab, che è stato creato già prima di Job Town, il progetto Urbact II che ha contribuito a rilanciarlo mentre con Agri-Urban stiamo cercando di specializzarci su un settore tipico dell’economia del territorio.
Proprio per questo il confronto con le imprese del territorio può risultate decisivo per avviare una nuova dinamica nel rapporto tra pubblico e privato. Che sfide pone tutto questo?
Il dialogo con le grandi imprese c’è già ma hanno più difficoltà a comprendere l’importanza del progetto, che a loro interessa meno perché hanno già marchi e canali più strutturati. Maggiore risposta invece sta provenendo dal dialogo con le piccole e medie imprese che magari producono prodotti di nicchia, dall’apicoltura alla produzione di erbe aromatiche. Lavorare con le start-up e creare sinergie con il mondo della formazione è un elemento importante perché ricevono oggettivamente un vantaggio forte nel collaborare al Piano d’azione promosso dal Comune.
In che modo state coinvolgendo anche gli abitanti su questo tema?
A Cesena c’è una sensibilità forte tra le persone, iniziative come il mercato sul fiume funzionano e la forte presenza di produttori che vendono direttamente testimoniano la forte attenzione degli abitanti su questo, e ciò si basa sia su strategie di comunicazione più strutturate che sul semplice passaparola. Ciò invita le persone a partecipare, perché si parla di un tema concreto. L’idea è quella di sviluppare già nel corso del lavoro di dialogo a livello locale una serie di azioni-pilota che dimostrino ai cittadini le potenzialità del progetto, anche a basso costo.
Ruoterà attorno a questo?
Ma non solo. L’agroalimentare è uno dei settori principali e si evolverà sempre di più a partire da questo e dall’uso delle nuove tecnologie. La smart city e l’ICT devono arrivare anche a questo settore dell’economia in modo che l’offerta cambi ma sia sempre adeguata alla domanda. Le specializzazioni danno valore aggiunto diverso e anche la formazione deve adeguarsi su questo.


Simone d’Antonio