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11 Posti insoliti che rinascono grazie a URBACT e al network 2nd Chance

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04 September 2018
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Viaggio tra spazi e strutture dismesse delle 11 città partner del Network URBACT 2nd Chance, al centro dei Piani d'azione integrati presentati a Napoli nel corso della conferenza finale del Network: idee e pratiche per un riuso attento e sostenibile dei luoghi-simbolo del rilancio urbano

Entrando nel parco che circonda l’Ospedale Militare di Napoli si ha subito la stessa sensazione che si prova di fronte a uno dei tanti giganti dormienti che trovano posto immutati nei piccoli e grandi centri: occasioni perse per la rigenerazione di strutture spesso immense, che in passato hanno rappresentato funzioni caratteristiche dei luoghi in cui si trovano.

Sfruttare questo potenziale per favorire il recupero di interi pezzi di città a partire da nuove funzioni che possono ridare vita a spazi spesso particolarmente significativi sul piano estetico e spaziale è il tema centrale del network URBACT 2nd Chance, che negli ultimi anni ha favorito la riflessione tra funzionari e amministratori delle città coinvolte per elaborare modelli partecipativi di riuso di spazi e strutture dismesse. Un elemento centrale dell’azione di numerose amministrazioni in tutta Europa, che possono promuovere lo sviluppo sostenibile di interi quartieri a partire da vuoti urbani trasformati in beni comuni e risorse per la collettività.

 

 

Dietro ognuno dei giganti dormienti di 2nd Chance si nascondono storie che rivelano tanto del passato delle città ma a guardare bene gli elementi presenti negli Integrated Action Plan anche possibili traiettorie future di sviluppo di interi quartieri che ruotano attorno a quelle strutture, luoghi spesso insoliti e inattesi da cui avviare processi di rigenerazione urbana.

Proprio a partire da questi luoghi raccontiamo di seguito le possibili trasformazioni di questi spazi, modello di riuso per altre città in Italia e in Europa.

Il birrificio

A Lublino (Polonia) un maltificio ed un birrificio dismessi diventano elementi centrali di un’azione di recupero urbano che prevede il coinvolgimento degli abitanti della zona di questo ex complesso industriale impegnati a co-decidere la futura destinazione della zona. Mentre una parte della struttura già ospita attività culturali, pub e appartamenti, il resto dello spazio ospita attualmente laboratori e attività civiche che puntano a favorire uno sviluppo sostenibile della zona e attirare nuovi abitanti in questo pezzo di città.
 

 

Il filatoio

A Chemnitz un ex filatoio diventa hub culturale e residenza per studenti, offrendo così una nuova funzione a diverse tipologie di residenti. Il coinvolgimento attivo degli abitanti nel ripensamento dell’ex struttura manifatturiera si affianca al riutilizzo temporaneo dell’area, che ha ospitato nel corso del progetto eventi e festival creativi come il Wolkenkucksheim aperti a diverse forme di arte e culture urbane. La partecipazione al network è diventata per la città occasione per ridefinire le modalità di collaborazione tra pubblico e privato per la rigenerazione degli edifici dismessi, esperienza premiata da URBACT come buona pratica e al centro del Transfer Network ALT/BAU.

 

 

La prigione

A Maribor una delle prigioni più moderne dell’Impero Austro-Ungarico, ad appena un chilometro dal centro storico, sarà riconvertita in un centro culturale grazie alla collaborazione con gli studenti della facoltà di architettura, l’agenzia locale per la protezione del patrimonio culturale, associazioni e società civile. Riconnettere la struttura dismessa al resto della città, ad esempio attraverso l’apertura della via centrale della struttura per collegare un quartiere residenziale alle arterie centrali della città che conducono allo shopping centre di Maribor è l’obiettivo che si intende raggiungere per ridare nuova vita e centralità sia all’ex prigione che all’area circostante.

 

 

La sala da ballo

A Liverpool la ristrutturazione di una sala da ballo di fine Ottocento può trasformare questa struttura storica in nuovo hub di innovazione e socialità per l’intera città, oltre che cuore di un’azione di partecipazione e coinvolgimento civico che coinvolge i residenti e diversi livelli amministrativi. Attrarre nuovi investitori per il recupero della Wellington Room e il salvataggio dei fregi storici in stile greco-romano è l’obiettivo che il gruppo d’azione locale sta cercando di ottenere con il supporto della Government Agency Historic England, che sta prendendosi cura dei lavori di ristrutturazione più urgenti mentre si decide quali tipo di funzioni assegnare ai nuovi spazi, che si prestano sia come luogo di conoscenza (dipartimenti universitari, gallerie d’arte e musei) che incubatori di nuovo sviluppo economico (hotel, ristoranti e altro).

 

 

La caserma

A Genova l’ex Caserma Gavoglio può trasformarsi da simbolo di abbandono a living lab permanente, cerniera fisica e digitale tra abitanti e amministrazione. La gigantesca struttura, nel quartiere Legaccio è già sede del progetto pilota di UNaLab, vincitore di un bando Horizon2020, che prevede la realizzazione di una serie di tecniche e soluzioni nature-based per una progettazione che valorizzi la natura per aumentare la capacità di resilienza del sito. Rendere la caserma, posizionata a poche centinaia di metri dal centro cittadino, e il parco circostante accessibile a genovesi e turisti è l’obiettivo che si intende raggiungere attraverso un progetto che punta a reintegrare in città uno spazio-simbolo della sua eredità storico-culturale.
 

 

La residenza estiva

A Dubrovnik una villa estiva del Seicento diventa un centro culturale e un incubatore di socialità nel quartiere di Mokosica, defilato rispetto ai flussi turistici sempre più imponenti nella città croata. Nonostante i costosi lavori di ristrutturazione di villa Gučetić siano resi complessi dalla legislazione locale sui patrimoni protetti, il gruppo locale ha portato avanti nel corso del progetto una serie di azioni sperimentali di riuso culturale del complesso: incontri, eventi, seminari e concerti che hanno riaffermato l’ownership collettiva della struttura che si intende trasformare in un centro culturale di comunità in onore dello scienziato e inventore Ruđer Bošković.

 

 

L’edificio religioso

A Porto il Recolhimento do Ferro, antico ricovero gestito da religiose nel quartiere di Santa Clara, ospiterà residenze temporanee e low cost mentre le aree circostanti ospiteranno postazioni lavorative temporanee e spazi pubblici per il tempo libero. La progettazione partecipata di una zona rimasta per lungo tempo rimasta inaccessibile e inospitale sta contribuendo a ridare luce ad un intero quartiere, a cui negli ultimi mesi è stato dedicato un contest fotografico . Il rilancio del turismo sostenibile passa in città anche attraverso il recupero di strutture e luoghi insoliti ma fortemente legati alla storia dell’intero contesto urbano.

 

 

Il complesso di uffici

A Bruxelles, nel cuore del quartiere che ospita le istituzioni europee, l’edificio di Rue Arlon 104 in disuso dal 2004 si prepara a diventare il cuore del rilancio dell’intera zona, da tempo al centro di controversi piani di recupero che cercano di coniugare la natura commerciale e istituzionale della zona con le esigenze di vecchi e nuovi residenti. Il coinvolgimento attivo di architetti, filosofi e altri professionisti capaci di ridisegnare le modalità di utilizzo dell’edificio assieme agli abitanti contribuiranno a trasformarlo in un hub di comunità a partire dall’occupazione pilota del pian terreno, favorendo uno sviluppo modulare delle attività nell’edificio e nelle zone circostanti del quartiere europeo.

 

 

Il tabacchificio


A Gijon una nuova trasformazione attende l’ex convento barocco del Seicento che per oltre un secolo ha svolto la funzione di fabbrica di tabacco per poi essere abbandonato. L’antica Tabacalera, situata nel centro della città asturiana, diventa polo di attrazione per i giovani talenti del territorio e non solo: l’obiettivo è quello di rendere tale struttura un incubatore di aziende, capace di ospitare postazioni, eventi, esposizioni e spazi commerciali in grado di rilanciare lo sviluppo dell’intero quartiere.
Il rilancio della città centrale delle Asturie passa quindi attraverso l’ennesimo, importante esempio di riuso ricostruito a partire dalla triade concettuale “Pensa, produci, mostra”, che coniuga l’eredità culturale ed economica della regione alle prospettive future di sviluppo.
 

 

L’ ospedale militare

A Napoli il rilancio dei Quartieri Spagnoli parte dall’ex Ospedale Militare, enorme struttura posizionata in un luogo dalla vista strategica sulla città e sul Golfo. La bellezza di questo luogo, circondato da un parco e adiacente l’università Suor Orsola Benincasa, è l’elemento di partenza del progetto di rigenerazione del patrimonio storico-monumentale e della rete ecologica del parco circostante. L’imponente struttura sarà restituita alla città con una pluralità di funzioni, che vanno dall’incubatore di imprese sull’economia circolare fino alla creazione di luoghi ricettivi, ristoranti e caffè capaci di attirare residenti e turisti in uno dei luoghi-simbolo della rinascita della città a partire dal coinvolgimento civico: sono oltre 200 gli attori locali coinvolti nel processo di ripensamento di questo spazio pubblico, inserito a pieno titolo nel dibattito sugli usi civici dei beni comuni, al centro del Transfer network tematico da poco approvato.
 

 


Il magazzino portuale

 

 

A Caen la riabilitazione della penisola con nuove funzioni utili per uno sviluppo urbano equilibrato e sostenibile rappresenta la principale eredità del progetto che interviene in una zona che già ospita strutture come il tribunale, il centro di ricerca e innovazione ed una biblioteca, ma che va rigenerata nella sua interezza per favorire l’interesse di residenti e investitori. Con il suo piano integrato i partner del progetto URBACT vogliono ridefinire l’immagine pubblica dell’area, riportare in vita le strutture dismesse ancora presenti e spingere gli abitanti vivere la penisola, anche riscoprendo l’identità marittima della città che si è gradualmente affievolita.

 


Simone d’Antonio